L’EDITOREEL: Chi ci guadagna dal caos delle manifestazioni?

È giusto manifestare e ci sono sempre le buone intenzioni di farlo nel modo più pacifico possibile, ma bisogna poi fare i conti con chi da certe azioni ha un tornaconto.

Le immagini dei ragazzini colpiti dagli agenti a Pisa hanno scosso tutti, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che non ha potuto fare a meno di far notare al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi che “l’autorevolezza non si misura a manganellate ma sulla capacità di assicurare sicurezza lasciando libertà di manifestare”.

Un’azione, quella del Presidente della Repubblica, che è organo super partes, su cui però stanno gongolando al governo i partiti di opposizione. Ovviamente, tutto diventa occasione per fare campagna elettorale. 

Ma dal Viminale fanno sapere che le parole di Mattarella sono state condivise dal ministro e che, con il capo della Polizia Vittorio Pisani, sono in corso verifiche su ciò che è andato storto nella gestione di alcune manifestazioni. Quindi non solo a Pisa. Perché quando sotto i manganelli finiscono non i cosiddetti “professionisti del disordine”, ma minorenni inermi e madri che espongono bandiere – come è successo sotto la sede Rai di Napoli – qualcosa di certo non ha funzionato. 

E questo non lo dico io, lo ammette lo stesso Pisani. Io però, che in queste occasioni sono stata presente come reporter, vi posso assicurare che non è facile distinguere e distinguersi da chi è partecipa con l’intenzione di creare caos. 

Perché, è giusto manifestare e ci sono sempre le buone intenzioni di farlo nel modo più pacifico possibile, ma bisogna poi fare i conti con chi ci guadagna da certe azioni. 

E non sono mai gli addetti alla sicurezza pubblica per cui la sola priorità è tornare a casa dalle loro famiglie sani e salvi.

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