L’EDITOREEL: La donna invisibile esiste, è la senzatetto

Delle donne senza dimora si sa e si parla poco, ma secondo chi lavora nel settore sono generalmente sottostimate dalle statistiche, oltre che in aumento.

Delle donne senza dimora si sa e si parla poco, ma secondo chi lavora nel settore sono generalmente sottostimate dalle statistiche, oltre che in aumento. Secondo l’ISTAT hanno tra i 40 e i 50 anni, molte delle quali sono straniere. Hanno esigenze, difficoltà e bisogni specifici di cui in Italia si occupano quasi esclusivamente cooperative e associazioni del terzo settore. 

Molto spesso le donne finiscono per strada dopo prolungate esperienze di violenza domestica e in strada devono far fronte poi a ulteriori rischi. Per questo motivo cercano molto spesso di nascondersi, dormendo in spazi vuoti o poco affollati, o di nascondere il proprio genere attraverso l’abbigliamento per evitare di subire molestie. 

I servizi per l’accoglienza delle persone senza casa sono stati pensati soprattutto per un target maschile, senza tener conto di una serie di esigenze femminili, anche fisiche. In molte di queste strutture i bagni sono in comune e a volte senza nemmeno le porte.

E mentre ci si pone il problema delle declinazioni di genere nella lingua italiana, nel nostro Paese esistono solo due strutture, 2,  pensate esclusivamente per ospitare senza tetto “rosa”, a Roma e Bologna.

Ma non sono piene, perché le aspettative e i ruoli sociali associati alle donne comportano un maggiore senso di fallimento per chi vive per strada, ed è per questo che una donna ci mette molto più tempo di un uomo a contattare i servizi per la grave marginalità. 

In questo caso, fortunato è un genderfluid!

 

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