LE CITTA’ SOSPESE D’ITALIA IN MOSTRA A PESARO

Pesaro (Capitale Italiana della Cultura 2024) ospita, fino al 14 gennaio, alla Galleria Spazio Bianco in via Zongo 45, la mostra fotografica collettiva “Città sospese”: 40 autori della corrente artistica Fotografia Transfigurativa, hanno partecipato ad una indagine “non convenzionale” sul paesaggio e sulla sua rappresentazione.

E’ la Galleria Spazio Bianco di Pesaro, Capitale Italiana della Cultura 2024, ad ospitare la mostra fotografica collettiva “Città Sospese”: quaranta autori aderenti alla corrente artistica della Fotografia Transfigurativa presentano nell’esibizione pesarese i primi risultati di un progetto di indagine visiva sul paesaggio, in un allestimento che ripartisce le opere in quattro quadranti (nord, sud, ovest, est) che, anziché riferirsi a luoghi geografici, sono in realtà categorie esistenziali, disposizioni del’anima attraverso le quali ogni autore ha filtrato gli scenari fotografati.
L’approccio transfigurativo alla fotografia può essere efficacemente sintetizzato da uno dei suoi fondamenti: “Se guardate a lungo, con intenzione, dopo un po’ le cose ci parlano”. Per usare le parole del fondatore della corrente, il fotografo siciliano Carlo Riggi, “Non credo di avere inventato nulla di nuovo. Piuttosto, credo di avere dato nome e cornice ad un modo di vivere la fotografia che oggi è sempre più diffuso, rifugge la bellezza come valore fine a se stesso e opera una ricerca all’interno delle pieghe del dato di realtà: non travisandolo, ma espandendo significati che sono già nella materia e nelle sue forme, e che uno sguardo consapevole e paziente, come quello fotografico, è in grado di far emergere.”
Se l’argomento della mostra è il paesaggio, questo non vuol dire che lo spettatore si troverà davanti ad una serie di comuni panorami o vedute; questo perché, declinati in chiave transfigurativa, i paesaggi ripresi parlano dell’autore, dei territori esplorati con le fotocamere, e del genere fotografico in sé: il progetto in mostra è, in effetti, un paesaggio sul Paesaggio, in cui ogni autore propone il proprio pensiero sul mondo, un ritratto della natura, cioè tutto quanto le emozioni del fotografo hanno potuto cogliere di ciò che gli è intimo, che gli sta intorno e dentro, e a cui sente di appartenere. Un pensiero condotto con gli occhi socchiusi del sognatore, sfrangiato, mosso, vignettato; oppure fermo, silenzioso, riflessivo. “Città sospese”, dunque, perché quello è lo stato del sogno, quando tutto si ferma e si entra a far parte di una cosmogonia sovraordinata, che unisce gli esseri, le cose, i sentimenti e tutta la grazia del creato dentro un clic. Il paesaggio fotografato non per spiegarlo, ma soprattutto per capirlo, cercando di evitare il banale appagamento visivo che di un certo conformismo estetico troppo spesso si nutre. La Fotografia Transfigurativa, infatti, opera alla ricerca di una bellezza che si collochi fuori dalle orbite del sensazionalismo e della spettacolarizzazione; se vi sono anche immagini che veicolano armonie fatte di brutture, di buio o di angoscia, è perché è quella la nostra realtà prima, che spesso rifuggiamo, proteggendoci dietro il paravento di un bello già collaudato, ma che invece vogliamo provare a riparare, attraverso il recupero di assetti formali più coinvolgenti e meno stereotipati. In questo senso, “Città Sospese” si configura come una vera indagine sul mondo, dall’esito per nulla scontato, che ognuno potrà esplorare in una sorta di messa alla prova dei propri pregiudizi.
La mostra sarà visitabile fino al 14 gennaio, in via Zongo 45.

 

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