L’EDITOREEL: Una pizza pompeiana attira l’attenzione sugli scavi

Oggi la comunicazione culturale, in archeologia e non solo, deve andare oltre un contesto puramente accademico e accettare qualche semplificazione narrativa ma è meglio evitare sensazionalismi.

Negli ultimi giorni si è molto parlato dell’affresco con natura morta emerso dagli scavi a Pompei dove pare sia raffigurata anche una pizza o almeno una focaccia che funge da base a vari frutti. Insomma, qualcosa di commestibile di forma tonda e piatta.

Di certo non una pizza perché in effetti all’epoca alcuni ingredienti che caratterizzano il piatto tipico partenopeo erano del tutto inesistenti. Per questo, sono stati in molti a chiedersi se non si sia trattato solo di un modo per  far tornare Pompei al centro dell’attenzione, sia del mondo della cultura che dei mass media.

Soprattutto perché a far discutere è l’uso del termine pizza: si, no, ni, è una focaccia secca, un piatto di coccio, un frisbee…

Se è vero che oggi la comunicazione culturale, in archeologia e non solo, deve andare oltre un contesto puramente accademico, e accettare qualche semplificazione narrativa; è altrettanto vero che occorre evitare un “anomalo” sensazionalismo.

Soprattutto su Pompei, il cui vero evento sensazionale, dopo il ritrovamento di reperti del passato, sarebbe quello di crearne di attuali con il risveglio del Vesuvio.


L’editoreel è la nuova rubrica di Katiuscia Laneri, fondatrice di questa testata giornalistica, pensata per i social media con l’obiettivo di riportare brevi considerazioni e pensieri personali in una nuova e più moderna modalità di comunicazione.

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