NUMERI E SUPERSTIZIONE: COME NASCONO LE FOBIE?

Anche se siamo ormai nel terzo millennio le credenze popolari non smettono di diffondersi e sono ancora in tanti a risultare superstiziosi per quanto riguarda alcuni temi.

C’è chi ad esempio preferisce non cantare vittoria prima di aver ottenuto un determinato risultato nello studio o nel lavoro e chi evita di seguire gli stessi passaggi o movimenti ai quali in passato era seguito magari un episodio nefasto. Sono però soprattutto i numeri ad alimentare le paure delle persone, a causa di alcuni significati storici che si sono trascinati nel tempo. Come noto, i numeri più negativi in assoluto vengono individuati nel 17 e nel 13, ma le credenze in tal senso possono cambiare anche semplicemente di Paese in Paese.

La fobia nei confronti del 17 ha addirittura un nome specifico. In questo caso si parla infatti di eptacaidecafobia e la si può riscontrare in numerosi ambiti. Nella Smorfia, ad esempio, si tende a giocare questo numero dopo aver subito una disgrazia. Su alcuni mezzi di trasporto o negli ascensori dei grattacieli il numero 17 volto ad indicare una fila o il piano di destinazione viene addirittura rimosso, passando direttamente dal 16 al 18. Se il giorno 17 di un mese capita venerdì, la sfortuna viene moltiplicata: il venerdì è considerato infatti sciagurato poiché coincide con il giorno della morte di Gesù. Si narra che persino il celebre matematico Pitagora detestasse il 17 e che nell’antica Roma avesse già un significato macabro: utilizzando i numeri romani, al tempo “17” si scriveva infatti “XVII”, che in latino è l’anagramma di “vixi”, vale a dire “sono vissuto”, cioè “non sono più in vita”.

Ancora più diffuse sono comunque le superstizioni relative al 13, soprattutto in America. La triscaidecafobia può essere legata al fatto che questo numero viene subito dopo il 12, che può essere diviso per molteplici numeri, mentre con l’aggiunta di un’unità nessuna di queste divisioni risulta più possibile. 13 è infatti un numero primo, divisibile soltanto per 1 o per se stesso. Un elemento che può dare un’idea di disordine, dunque. Come se non bastasse, 13 erano i commensali di Gesù in occasione dell’Ultima cena. Nella mitologia nordica, invece, si ricorda di quando il dio degli inganni Loki non fu invitato ad un evento al quale presero parte altre 12 divinità, decidendo però di presentarsi ugualmente, portando scompiglio.

In qualche Paese il 13 viene considerato paradossalmente un numero fortunato e In Italia non vi si presta particolare attenzione. Anzi, grazie a giochi come il Totocalcio, “fare 13” è diventato un modo di dire molto comune nel linguaggio popolare e indica un colpo di fortuna non indifferente. Piuttosto, un altro numero sfortunato potrebbe essere il 4, ma solo in alcune zone dell’Asia: in cinese, in giapponese e in coreano, infatti, il suono della pronuncia di questo numero somiglia molto a quello della parola “morte”(sĭ). Ne consegue che tutti i numeri che contengano un 4 vengono evitati. Ad Hong Kong non è raro imbattersi in qualche edificio dove i numeri delle stanze passano direttamente dal 39 al 50…

Anche nel gioco, comunque, la superstizione la fa da padrona. Ovviamente sono proprio il 13 e il 17 a rappresentare il terrore di chi si siede al tavolo verde, specie per giochi come la roulette, dove ci si deve dimenare proprio tra i vari numeri. Non c’è bisogno di essere esperti di poker o di sapere quanto vale l’asso a blackjack per rendersi conto di come la paura verso certi numeri può condizionare sensibilmente l’operato dei giocatori, anche di quelli più assidui, che spesso e volentieri non si affidano solo alle loro abilità, ma sperano anche nella buona sorte. Insomma, le ragioni dell’eptacaidecafobia e della triscaidecafobia sono indubbiamente ataviche, ma si fanno sentire tranquillamente anche ai giorni nostri.

About Author