L’EDITOREEL: Le vittime di Pompei non erano chi pensiamo
Le nuove analisi del DNA condotte sui resti pompeiani hanno riscritto una parte della storia che credevamo di conoscere.
Le nuove analisi del DNA condotte sui resti pompeiani hanno riscritto una parte della storia che credevamo di conoscere.
Gli archeologi hanno analizzato frammenti ossei microscopici di cinque individui intrappolati sotto la cenere del 79 d.C. E sapete cosa hanno scoperto?
Nessuno di loro era parente. E in molti casi, nemmeno del sesso che avevamo sempre creduto.
Quel corpo nella Casa del Bracciale d’Oro, per esempio — quello che per anni è stato descritto come una madre col suo bambino — era in realtà un uomo, senza alcun legame biologico con il piccolo.
E le “due sorelle” abbracciate? Non erano sorelle. Una di loro era un maschio.
La genetica ha smontato le leggende romantiche costruite in secoli di immaginario collettivo.
Ma ha anche rivelato qualcosa di affascinante: i pompeiani non erano “italiani” nel senso moderno del termine.
Erano il risultato di un crocevia culturale incredibile — discendenti di agricoltori dell’Anatolia, del Levante, e persino con tracce genetiche dell’Iran neolitico e dell’Europa del Nord.
Insomma, Pompei era già un mondo globale. E forse, dietro quei corpi non ci sono solo tragedie familiari, ma storie di viaggi, incontri, mescolanze e vite intrecciate dal caso.
Questa ricerca ci ricorda che anche le storie più iconiche possono cambiare, basta guardarle con occhi nuovi, o meglio, con la lente della scienza.
