Ischia, da Capossela a Erri De Luca: quattro artisti per le barche di Sant’Anna
Da Vinicio Capossela a Erri De Luca, da Elio Marchegiani a Andrej Longo: saranno i testi inediti scritti da quattro autori profondamente legati all’isola d’Ischia a suggerire i temi intorno ai quali saranno costruite le barche allegoriche che sfileranno nella 82esima edizione della Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna, in programma a Ischia il prossimo 26 luglio. E’ la prima delle grandi novità di un’edizione che presenterà un format rinnovato e originale.
A ogni barca allegorica sarà assegnato un tema a cui ispirarsi, una dichiarazione d’amore per l’isola, scritta per l’occasione dai quattro artisti italiani, che hanno già raccontato Ischia nelle loro opere, promuovendone fascino e bellezza.
Una suggestione in versi sulle quattro realtà protagoniste dell’edizione 2014 della Festa: “il Borgo di Celsa”, “la marina della Mandra”, “la montagna” e “L’altra isola”.
Sull’isola d’Ischia, Capossela ha creato una parte consistente del suo ultimo album, “Marinai, Profeti e Balene”, nella quale il mare diventa metafora e scenografia del destino umano: nell’atmosfera incantata del Castello aragonese, ha tra l’altro scritto “La Madonna delle Conchiglie”, un brano ispirato alla storia di Santa Restituta, patrona dell’isola d’Ischia. Pittore e scultore di fama internazionale, Marchegiani ha esposto nell’estate del 2010 alla Torre di Guevara, consolidando il suo legame con l’isola. Isola che ritorna più volte nella produzione letteraria di Erri De Luca, che vi ha ambientato anche il romanzo “Tu, mio”. E Ischia è anche il punto di partenza dello scrittore Andrej Longo, le cui radici isolane emergono nitide nella fervida produzione narrativa.
La Festa di Sant’Anna realizza in un eccezionale contesto di pregevolezze storiche, artistiche e naturali un rito spettacolare, dove confluiscono, per giungere a suggestiva sintesi, tradizioni antichissime, memoria dei luoghi e rivisitazione poetica di quegli eventi che hanno segnato, nel corso della storia, l’identità degli Ischitani.
E’ uno specchio d’acqua, quello della baia, dove gli Ischitani ogni anno riflettono e traspongono in segni di espressività rituale il ciclo intero della vita: la nascita, con la processione delle partorienti alla chiesetta di Sant’Anna, la convivialità del pasto sulle barche addobbate, la paura atavica degli attacchi al Castello e il trauma del cannoneggiamento ad opera degli Inglesi agli inizi dell’Ottocento, che si rinnova ogni anno nello spettacolo dell’incendio e dei fuochi pirotecnici, e infine l’addio alla vita, con il rito del funerale per mare, che aveva nel cimitero di Sant’Anna il suo approdo finale, e che ispirò ad Arnold Böcklin il suo dipinto più famoso, L’isola dei morti.
Questa rappresentazione della propria identità culturale, in tutta la sua complessità, anche attraverso la competizione tra contrade, è inscenata sulle acque di una città sommersa, l’antica Aenaria, porto di età romana. Lo specchio d’acqua ai piedi del Castello Aragonese non conserva solo tracce del passato, ma anche del futuro, grazie al processo di acidificazione delle acque, fenomeno studiato e portato all’attenzione della comunità scientifica mondiale.
I TEMI
Il tema assegnato alla barca che gareggia per “il Borgo di Celsa” è stato scritto da Vinicio Capossela.
Della Madonna delle conchiglie e di altre barche
Anni fa provai a scrivere una canzone per la banda jonica, ispirata alla “ballata del vecchio marinaio” di Coleridge. Immaginai una barca che portasse sulla polena un’incisione lignea, una signora benevola, una Madonna, che proteggesse chi avesse perduto la vita per mare, chi non avesse restituito i corpo ai suoi cari. La chiamammo “Santissima dei naufragati”. Poi una volta, in Portogallo, vidi un’immagine di Madonna tutta circondata da conchiglie. Era sola e sporta su di un costone a grande altezza sull’oceano. E poi un giorno arrivai ad Ischia. Tra le tante storie e leggende di cui è ricca l’isola (i Cercopi, il gigante Tifeo che dorme sotto l’isola e che quando si muove fa eruttare il vulcano dell’Epomeo, le acque bollenti, le janare) mi colpì quella di Santa Restituta. Pensai anche a un’altra leggenda, quella di una piccola statua di legno dipinto di nero arrivata dall’altra parte del mare. Nell’apprendere della sua venerazione provai un senso di tenerezza per l’uomo, per questo affidare la fede a umili simulacri artigianali, in questo investirli di una speranza di salvezza, per noi che attraversiamo il mistero della vita da un niente all’altro. Dall’alto del magnifico Castello aragonese dove ci isolammo per registrare la canzone della “Madonna delle conchiglie” si vedeva questo antico mare di sirene. Se il Castello ricorda il famoso quadro “l’isola dei morti”, da sopra guardando il mare, pareva vederla arrivare questa barca con la polena che apre l’onda e la rivolta, e reca consolazione ai naufragati, e porta a bordo la piccola Madonna delle conchiglie in una processione di barche come quella che miracolosamente riprenderà il mare questo prossimo 26 luglio. Come a ricordarci che i sogni degli uomini compiono le visioni, così vedo arrivare quella barca col suo simulacro di conchiglie, a farsi largo tra gli spettri della notte.
Il tema assegnato alla barca allegorica che gareggia per “La marina della Mandra” è stato scritto da Erri De Luca
Ho dell’isola due punti fermi e opposti: le prigioni del Castello Aragonese e la cima dell’Epomeo, il vostro Santo Nicola. Tra le sbarre dei cameroni, con gli anelli conficcati nel muro e i boschi di castagni che salgono a collana della cima, stanno le immagini che suggerisco a una delle vostre barche.
Un ricordo sonoro della Festa di Sant’Anna erano quei botti secchi sparati in aria in pieno giorno, senza nessuna pretesa di fuoco d’artificio. Erano detonazioni da pescatori di frodo del cielo, che dovevano così ottenere le grazie domandate.
Il tema assegnato alla barca allegorica che gareggia per “La montagna” è stato scritto da Elio Marchegiani
Natura ischitana
Luchino Visconti, Giorgio Buchner, l’anarchico Lucetti e Angela Merkel Cancelliere, tutti noi amanti di Ischia, del suo Castello Aragonese, della sua Torre Guevara, amanti della sua storia antica, quella di Pithecusa che Senagora fa derivare da Pithekos la scimmia, tutti noi amanti del mito dei Cercopi che Plinio il Vecchio invece lega a Pythos, l’anfora, il vaso, le ceramiche, dell’insula Visca. Noi tutti che ancora beviamo il vino locale già degli antichi Eubei: il nettare degli Dei. Noi che, tra un bicchiere e l’altro, citiamo i Suoi mercanti Fenici o le officine sotto il Castello, quando Ischia era Aenaria (Aenus=metallo). Noi che citiamo Virgilio e il suo Enea, e Gaio Mario inseguito da Silla, e seguitiamo con Visigoti e Vandali su questa isola che vede sbarcare Odoacre e Teodorico in vacanza con Belisario e qualche sopraffazione saracena. Così parliamo anche di Ruggero il Normanno che fa rifornimento sull’isola e seguitiamo con Tancredi in attesa dell’arrivo dei pisani e genovesi con Arrigo nel Castello. Qualcuno parla anche degli Svevi e degli Angioini con Carlo Duca degli Aragonesi e Carlo Ottavo. Ricordiamo anche Innico d’Avalos che mette in fuga lo Sforza e, pertanto, come non ricordare Costanza: Costanza castellana che resiste tre anni ai francesi, e suo nipote che sposa ad Ischia Vittoria Colonna. Andiamo avanti a lungo citando anche Michelangelo e la Torre con qualche pettegolezzo sulla sua presenza sull’isola.
Ma… mentre gli altri parlano e citano, io rivivo il mio primo sbarco sull’isola quando ogni ricordo storico era inesistente mentre una natura, mostruosamente esagerata, mi avvolgeva di piante che, conoscevo di pochi centimetri, qui alte metri; ed il verde, il verde, il verde che riempiva tutta la montagna coprendola. Era maggio, un maggio in fiori di ogni specie nei profumi e colori.
Giorni dopo
“Ti porto sul Monte” – mi dice un amico in loco trovato – “vedrai l’effetto dall’alto!” Vado e vedo, e che vedo? Vedo che ancora una volta l’isola doveva difendersi da un’invasione: centinaia di case apparivano alla mia vista coperte dal basso dalle immani piante ed alberi …
Il tema assegnato alla barca allegorica che gareggia per “L’altra isola” è stato scritto da Andrej Longo.
Trovo questi orizzonti tranquilli, questi tramonti infiniti, queste onde leggere. Poi cerco l’anima e la vedo laggiù, perduta nel fango, sul fondo del mare.