L’EDITOREEL: In Italia i nomi propri smettono di essere i propri

Mi ha fatto pensare un reel di Latina_en_Italia che fa notare l’abitudine che abbiamo di italianizzare o di trovare l’equivalente in italiano dei nomi stranieri.

Oggi, 29 aprile, è il mio onomastico. Tranquilli, non lo avreste mai immaginato perché Santa Katiuscia non esiste.

Ma secondo il sacerdote che mi ha battezzata l’equivalente italiano del mio nome era Caterina;  per questo mi ha assegnato la protezione di Santa Caterina da Siena, che è anche patrona delle infermiere. 

Non mi faccio però chiamare Katia, diminutivo di Caterina appunto, perché il mio nome è già un diminutivo confidenziale del nome russo Ekaterina o Katenka (Caterina appunto).  

Perché tutto questo discorso sul nome? Certo non per farmi fare gli auguri (se li fate sono contenta ovviamente), ma perché mi ci ha fatto pensare uno dei reel di @Latina_en_Italia in cui fa notare proprio questa abitudine che abbiamo di italianizzare o di trovare l’equivalente in italiano dei nomi stranieri. Quindi per Cinthia o Francisco, non ci limitiamo a cambiare la pronuncia in Cintia o Francisco, che è normale, ma li trasformiamo in Cinzia o Francesco che sono in realtà tutt’altri nomi. 

Così come Katiuscia, già italianizzato nella versione scritta (perché sarebbe Katjusa) diventa in automatico Caterina e poi Katia, anche se in realtà non c’entra nulla e ha tutt’altro significato. 

Quindi grazie @Latina_en_Italia per aver sollevato la questione! Però sappi che sei in un Paese dove, soprattutto al meridione, devi cercare di indovinare se Totò è il diminutivo di Antonio o Salvatore!

 

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