L’EDITOREEL: Quando la violenza di genere è digitale
I social, che dovrebbero essere un luogo di condivisione e crescita, diventano spesso un’arma pericolosa. Secondo il report “Digital 2024”, oltre il 30% degli utenti italiani sui social ha assistito o è stato vittima di violenza di genere.
Sapevate che l’Italia è tra i Paesi europei dove la violenza online, soprattutto verso le donne, è cresciuta in maniera esponenziale?
Secondo il report “Digital 2024”, oltre il 30% degli utenti italiani sui social ha assistito o è stato vittima di violenza di genere.
I social, che dovrebbero essere un luogo di condivisione e crescita, diventano spesso un’arma pericolosa.
E non parlo solo di commenti sessisti o di haters ma anche di tutte quelle persone che assumono ruoli senza alcuna competenza e per questo motivo ignari dei danni che possono provocare.
Faccio un esempio con la ragazza che ha partorito e seppellito due bambini. E’ vero che è maggiorenne e quindi non è obbligatorio nascondere il volto ma…se i giornalisti lo fanno, non vi viene in mente che ci sarà un motivo?
Uno tra i tanti, così la butto lì, potrebbe essere che somiglia a così tante altre ragazze che potrebbero essere in tante scambiate per lei e rischiare la furia degli indignati.
Un altro motivo può essere che non sarebbe la prima volta che alla fine di un’accurata indagine, chi si pensava essere carnefice in realtà era la vittima.
Invece, mi sono ritrovata la bacheca piena di foto della ragazza scaricate dai suoi social con tanto di dichiarazioni deliranti sui motivi per cui meritava di non essere rispettata nella sua privacy.
La cosa triste è che se a farlo fosse stato un giornalista sarebbe stato attaccato da tutti i fronti e subito la radiazione dall’ordine.
Eppure, vi assicuro che anche una cosa del genere è da considerare violenza digitale!