L’EDITOREEL: Professione giornalista, solo insulti e minacce

Il rispetto per giornalisti è venuto a mancare anche nei luoghi dove dovrebbe essere garantito al massimo livello. Alcuni personaggi hanno il tesserino senza aver mai esercitato la professione e ciò li fa sentire “colleghi”. Invece, così agendo, sono i primi a limitare la libertà d’informazione.

Come vi sentite quando non viene rispettato il vostro ruolo, la vostra professione. Quella per cui avete fatto tanta gavetta, spesso poco o per nulla retribuita, per cui siete obbligati al rispetto di un regolamento e all’aggiornamento continuo, e che in taluni casi mette a repentaglio la vostra vita o i vostri beni?

Ecco, questo è ciò che proviamo noi giornalisti ogni giorno. Chi ve lo fa fare? penserete…e me lo chiedo spesso anche io…da ben 30 anni! 

Giornalisti si è, non lo si fa! E’ una sorta di missione e vi assicuro che spesso ho provato a fare altro…anzi, faccio altro per “campare”.

Oggi però la situazione sta peggiorando. Il rispetto è venuto a mancare anche nei luoghi dove dovrebbe essere garantito al massimo livello.

Durante un’intervista, il ministro Pichetto Fratin si è rivolto a una collega chiamandola “stronzetta”.

Quando ho iniziato io i personaggi pubblici si limitavano a rispondere NO COMMENT, a domande scomode. Oggi a quanto pare è diventato normale sentirsi in diritto di esprimersi in questo modo.

Solo qualche mese fa, lo ricorderete, Romano Prodi – ex presidente del Consiglio – ha tirato i capelli a una giornalista durante un’intervista.

Prodi lo ha definito uno scherzo…ma verso chi? Mica la collega è la nipotina a cui tiri le trecce per giocare.

La verità è che molti personaggi hanno il tesserino di giornalista, pur non avendo mai esercitato, e ciò li fa sentire “colleghi”. Invece, così agendo, sono i primi a limitare la libertà d’informazione.

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