L’EDITOREEL: Ma perché l’informazione online deve essere gratuita?
Tutte le testate giornalistiche regolarmente registrate e accreditate (che siano web, cartacee, televisive o radiofoniche) operano allo stesso modo e con gli stessi vincoli. Allora perché l’informazione on line deve essere gratuita?
L’altro giorno scrollando i social, mi sono imbattuta in un video di Peter Gomez, che conosco personalmente perché ho fatto parte della squadra de Il Fatto Quotidiano On line quando è stato avviato. Allora, io avevo già portato sul web, sono stata la prima a farlo, la testata giornalistica che avevo fondato da un po’ per la tv e che dirigo ancora oggi dopo 20 anni.
Insomma, nel video Gomez – mio omologo – (poi capirete il perché se continuate a guardare), risponde ad aspiranti giornalisti che chiedono consigli sul percorso da intraprendere per svolgere la professione. Cosa che capita anche a me e proprio come faccio io è stato sincero sulle gravi problematiche, soprattutto finanziarie, che riguardano il settore oggi, ma ha comunque dato delle indicazioni augurando buona fortuna.
Contemporaneamente, qualcuno nella chat di uno dei profili social del mio giornale on line si è lamentato per l’accesso ad alcuni articoli a pagamento. Invece di ringraziare per la pubblicazione a titolo gratuito di un servizio che riguardava il suo brand pur rientrando nella categoria pubbliredazionali, chiunque fosse dall’altra parte dello schermo, non solo ha dimostrato di non conoscere la differenza tra le attività di comunicazione e di ufficio stampa, ma nemmeno di cosa sia una testata giornalistica né di averne mai letta una. Questione che riguarda un po’ tutti e che è causa principale del declino dell’informazione seria.
L’ho detto mille volte e torno a ripeterlo: Tutte le testate giornalistiche regolarmente registrate e accreditate, che siano web, cartacee, televisive o radiofoniche operano allo stesso modo e con gli stessi vincoli. Si differenziano per i costi di gestione e distribuzione. Il Fatto Quotidiano è sia cartaceo che on line, eppure la differenza tra Travaglio direttore del cartaceo e Gomez direttore di quello on line, entrambi miei “omologhi”, sta nella percezione dei lettori che trovano normale acquistare il cartaceo mentre danno per scontato che l’informazione sul web debba essere gratuita. Ma perché?
Ah, e per la cronaca, la mia testata non è più la sola a chiedere una donazione o l’abbonamento per accedere agli articoli. Però è rimasta l’unica a non ospitare banner pubblicitari.