Wagner lascia il posto alla danza sul palco del Ravello Festival
Mercoledì 4 luglio (ore 21.30), secondo il programma curato dal direttore artistico Laura Valente, è di scena Bill T. Jones e l’Arnie Zane Company.
Il coreografo, regista e favoloso interprete dell’arte tersicorea, ha creato per Ravello lo spettacolo /Time: Study: A Week rivisitando il vasto repertorio della compagnia per dar vita ad una coreografia costruita attraverso una procedura casuale in cui movimento, parola e canto partecipano, in maniera simbiotica, a creare un nuovo collage di danza e musica integrandosi nel magnifico panorama di Villa Rufolo.
In scena con i solisti della compagnia americana i ballerini campani del progetto Abballamm’!, fiore all’occhiello di un percorso di formazione che da tre anni realizza residenze con gli artisti ospiti, e che in questa edizione sigla il debutto dei giovani danzatori campani per la prima volta sul palco insieme con i solisti della Compagnia.
Story/, la seconda coreografia portata in scena, è invece l’ultimo tassello della ricerca della compagnia ispirata al lavoro musicale Indeterminacy di John Cage, volto a mettere in relazione cose che non lo sono, già precedentemente rappresentato nel celebre lavoro Story/Time da cui deriva appunto il titolo. In Story/ il Quartetto per Archi N.14 (La morte e la fanciulla) di Franz Schubert accompagna una coreografia creata con una serie di movimenti scelti a caso dando origine ad una inaspettata conversazione tra musica e movimento.
Giovedì 5 luglio la danza invaderà la Città della Musica uscendo dalle mura di Villa Rufolo per approdare in Piazza Duomo (ore 18) con un happening che, a distanza di 50 anni dal 1968, celebra uno dei periodi fondanti della storia del Novecento. Confusi tra i turisti, con alle spalle il Duomo, i ballerini di Abballamm’! (progetto di formazione coordinato da Gennaro Cimmino con la collaborazione di Susanna Sastro) daranno vita ad un lungo atto performativo dal titolo-omaggio See me, feel me ispirato a Tommy degli Who, la prima opera rock della storia, suonata nel celeberrimo festival di Woodstock.
Dalla piazza, in punta di piedi, ci si sposterà sul palco dell’Auditorium Oscar Niemeyer (ore 21) per assistere a due coreografie: Act of Marcy, di Antonello Tudisco in prima assoluta, e Peggy untitled 2013-2018 di Michela Barasciutti prodotta dal Ravello Festival.
Rivoluzione, ribellione, sperimentazione sono la chiave di lettura per Act of Marcy, una lettura coreografica attenta ed innovativa di un capolavoro del più rivoluzionario e moderno pittore del ‘500, Michelangelo Merisi da Caravaggio. Partendo proprio dal dipinto “Le Sette Opere della Misericordia”, Antonello Tudisco realizza un’opera in cui la visione della Misericordia è intesa sia come un atto di bontà che si realizza nell’immediato, sia come un conforto che può permettere a chi lo esercita di creare una migliore condizione di vita. I corpi dei danzatori come segni di un linguaggio in cui la mutualità del gesto dà vita alla visione di un gruppo che agisce in maniera coesa e non isolata in piccole realtà autonome e distinte. Per lo spettacolo Peggy untitled 2013-2018 Michela Barasciutti mette in scena un omaggio a Peggy Guggenheim attraverso una passeggiata nel ‘900 raccontando tra musica e quadri, spaziando da Picasso a Magritte, da Luigi Nono a Sofia Gubaidulina una figura emblematica del secolo scorso ispirandosi ai quadri esposti alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.
La settimana danzante si concluderà dove era iniziata (sul Belvedere di Villa Rufolo) sabato 7 luglio (ore 21.30) con l’opera indagatrice e sperimentale di Wayne McGregor. Il genio inglese, famoso nel mondo per aver spostato l’asse di percezione della danza contemporanea ergendo a punto cardine il binomio arte e scienza, danza e tecnologia, comandante dell’Impero Britannico “per la sua particolare dedizione alla danza”, porterà a Ravello alcune delle sue creazioni più sbalorditive.
Con Autobiography Edits racconterà le infinite possibili combinazioni del genoma umano mettendo in scena il suo DNA facendo ballare così il proprio Sè. Sul palco 10 ballerini che si dividono lo spazio in una associazione stabilita in quel momento al computer da un algoritmo dal quale dipenderà anche la scelta del danzatore e l’ordine dell’esibizione. In tal modo ogni rappresentazione sarà sempre differente dall’altra, unica e irripetibile.
Fluidità e geometria per Witness, il pas de deux con Alessandra Ferri e Herman Cornejo. Una perfetta ed essenziale combinazione tra struttura tecnica ed elemento coreografico, magnificamente incorniciati su un palco costruito tra musica contemporanea ed un impercettibile ligh design.
Wolf Works è un grandioso omaggio alla celebre scrittrice britannica Virginia Wolf, un’opera in tre atti dove Wayne Mc Gregor affronta coreograficamente la narrativa mutandola in danza, dà forma alle parole attraverso l’uso di movimenti lucidi e determinati. McGregor crea appositamente per la Ferri il ruolo di Virginia Woolf in Woolf Works grazie anche al quale nel 2016 vince il secondo l’Oliver Award 2016 per “Outstanding Achievement in Dance”.