Sebastiano Lo Monaco al Teatro Comunale di Treviso
L’attore siciliano ci trasporterà in una Sicilia lontana ma non dimenticata per farci conoscere i sapori e gli odori della sua infanzia e della sua adolescenza: gli aneddoti della sua storia personale saranno il filo conduttore per raccontarci l’incontro con il teatro attraverso la tragedia greca, che lo porteranno poi, in età matura, all’incontro spirituale con Luigi Pirandello.
Venerdì 25 gennaio alle ore 20.45, con repliche sabato 26 alle ore 20.45 e domenica 27 alle ore 16.00, al Teatro Comunale di Treviso, Sebastiano Lo Monaco porterà in scena Io e Pirandello, pièce della quale Lo Monaco è anche autore.
L’attore siciliano ci trasporterà in una Sicilia lontana ma non dimenticata per farci conoscere i sapori e gli odori della sua infanzia e della sua adolescenza: gli aneddoti della sua storia personale saranno il filo conduttore per raccontarci l’incontro con il teatro attraverso la tragedia greca (numerose in questa pièce le citazioni e le interpretazioni di autori come Sofocle ed Euripide), che lo porteranno poi, in età matura, all’incontro spirituale con Luigi Pirandello.
Una somiglianza oramai anche fisica, quella tra l’attore e l’autore, che li ha portati a condividere idealmente le gioie e i dolori della vita. Pirandello, un uomo infelice, una vita segnata dalla depressione, male del nostro secolo, dalla quale però può nascere la bellezza: questo accomuna questi due uomini di teatro che si sono succeduti nel ‘900. Ecco che allora in questa ora e mezzo di recital emerge un Pirandello poco conosciuto: delicato, intimo, a tratti ironico. L’autore siciliano prende forma davanti allo spettatore per mostrarsi nei panni di un uomo come gli altri, capace però di mettere su carta le sfumature della realtà. E attraverso di lui anche Lo Monaco si mette a nudo, si racconta intimamente per la prima volta sul palcoscenico, per mostrare la sua “maschera nuda”, il suo volto, segnato ma capace di trasmettere passione e calore. Sebastiano Lo Monaco e Luigi Pirandello spiritualmente insieme sul palcoscenico per raccontarci di un teatro vissuto visceralmente.
Sabato 26 gennaio ore 18.00
DIALOGHI SUL TEATRO
SEBASTIANO LO MONACO
autore e interprete di
Io e Pirandello
dialoga con
Gianfranco Gagliardi
Amministratore Unico di Teatri e Umanesimo Latino SpA
Ingresso libero
Sebastiano Lo Monaco, una vita nell’arte
Ho conosciuto Sebastiano Lo Monaco nel lontano 1978, quando, con il Liceo Classico di Siracusa, ci accingevamo a preparare Le Baccanti di Euripide per la prima edizione della rassegna del Teatro giovani al Teatro Greco di Siracusa, in seno al ciclo ufficiale degli spettacoli classici dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Per la prima volta dei giovani di un liceo interpretavano un testo della drammaturgia classica greca, come esercitazione teatrale, portando il loro lavoro dinanzi al pubblico del grande teatro siracusano. Sebastiano frequentava allora l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma “Silvio D’Amico”, dopo aver completato gli studi al Liceo Classico di Siracusa e aver lasciato la sua piccola città, Floridia, che si trova nella provincia siracusana.
Il fatto che fosse un allievo dell’Accademia più prestigiosa per l’apprendimento dell’arte del teatro in Italia e il suo talento per lo spettacolo portò alla nostra realizzazione scenica di semplici liceali, ma impegnati a cimentarci come attori inesperti con un grande testo classico come Le Baccanti euripidee, sia solo per un pomeriggio, nel teatro più bello della grecità, una serie di conoscenze attoriche e registiche che resero la nostra esperienza esaltante per i risultati, addirittura definiti dal pubblico e dalla critica presente quasi professionali. Sebastiano, oltre ad aiutarci nella messinscena dello spettacolo, riservò per sé il ruolo del messaggero nella tragedia euripidea. In quel ruolo, scambiato per un giovane liceale dalla critica locale, che venne a recensire lo spettacolo, ebbe apprezzamenti entusiastici. Con Lo Monaco ho iniziato la mia carriera in teatro come regista e mi piace ricordare qui che io allestii con la sua interpretazione, un testo di Racine, Andromaca, nella splendida traduzione dal francese di Mario Luzi, al teatro dell’Ara di Ierone II, nel parco archeologico di Siracusa, nella metà degli anni ottanta. Poi qualche anno più tardi, un testo del grande poeta fiorentino, Mario Luzi, ora in veste di autore, Hystrio, che con una efficace interpretazione del ruolo protagonistico di Lo Monaco e con la presenza carismatica dell’allora decana delle attrici italiane, Paola Borboni, ebbe una fortunata tournée nei maggiori teatri italiani, tra cui il Teatro Quirino, e poi nella stagione 1989/90, su invito di Giorgio Strehler, al Teatro Lirico di Milano, nella stagione del Piccolo Teatro. Scrivo di queste memorie personali perché lo spettacolo che Sebastiano Lo Monaco ha deciso di realizzare, Io e Pirandello, in viaggio con i miei autori, ha in sé stesso l’aspetto aneddotico e narrativo a volte ironico e scherzoso, a volte amaro, di una vita consumata nell’arte attraverso la sua lunga carriera teatrale, in cui il suo vissuto d’attore spesso si è confuso con la vita dei personaggi che egli ha interpretato nel corso di circa quarant’anni di palcoscenico. Attore in un certo qual senso atipico e controcorrente per i tempi in cui è maturata artisticamente, ovvero nelle stagioni tra gli anni ottanta e novanta, Lo Monaco ha cercato di recuperare, innanzitutto la lezione di Vittorio Gassman, di cui egli è stato amico ma soprattutto grande ammiratore. Ovvero la tradizione tutta italiana, del “grande attore” che risale all’Ottocento e in cui l’arte della recitazione ha raggiunto vertici di approfondimento e di analisi delle tecniche recitative, poi prese ad esempio in tutto il mondo. Campioni di questo “realismo artistico” ma anche simbolico, furono, tra Ottocento e Novecento, attori come Adelaide Ristori, Ermete Zacconi, Ruggero Ruggeri, Renzo Ricci, fino a Giorgio Albertazzi. Non è un caso che lo stesso Stanislavskij, nelle sue lezioni al Teatro d’Arte di Mosca, raccolte nel volume Il lavoro dell’attore su se stesso, citi spesso la tradizione degli attori italiani e, nella elaborazione del suo metodo della reviviscenza, sia stato fondamentale vedere recitare a teatro la nostra più grande attrice fra Ottocento e Novecento, ovvero Eleonora Duse. Lo Monaco ha interpretato molti personaggi pirandelliani, tra cui Ciampa de Il berretto a Sonagli, Enrico IV, dal testo omonimo, Lamberto Laudisi del Così è se vi pare, con regie di pregio firmate da Mauro Bolognini e Roberto Guicciardini, ma anche Non si sa come, egli stesso regista e la partecipazione in giovane età a Come tu mi vuoi, regista Susan Sontag. Rilevante resta soprattutto la sua interpretazione dei ruoli protagonistici di due testi della trilogia del “teatro nel teatro” di Pirandello (Sei personaggi in cerca d’ autore e Questa sera si narrativo recita a soggetto), con l’interpretazione registica di Giuseppe Patroni Griffi, tra le più acclamate dalla critica. Non ci sorprende che ora egli senta il desiderio di raccontare al suo pubblico quanto il suo Pirandello sia stato determinante nella sua vita umana e artistica. Insieme ad altri personaggi come Edipo Re di Sofocle e Agamennone dall’Ifigenia in Aulide di Euripide, da lui portate in scena al Teatro Greco di Siracusa, durante gli ultimi anni, insieme ora al celebre discorso di Marco Antonio sul corpo di Giulio Cesare dall’opera shakespeariana, qui per la prima volta da lui affrontato, Lo Monaco ribadisce con forza il valore persuasivo e enigmatico della parola teatrale che si incarna nel corpo dell’attore. Lo Monaco, pur ispirandosi a questa grande tradizione attorica, è tuttavia attore modernissimo, capace però di calamitare l’attenzione di un pubblico teatrale attento che ritorna a costituire una comunicazione empatica con l’interprete di cui riconosce la verità e allo stesso tempo l’inganno del suo essere. Al di là dei crediti, che vedono lo scrivente come regista dell’operazione teatrale, in realtà il mio ruolo è quello di testimone di un lungo percorso tra arte e vita, tra ricerca personale del ruolo dell’artista nella società, tra verità e menzogna, aspetti preminenti nel grande teatro e nella nostra stessa esistenza.