Quando il mondo dice “basta” all’inquinamentoto automobilistico
Dopo il Dieselgate, ossia lo scandalo sulle emissioni che ha portato alla luce a numerose falsificazioni sui dati delle emissioni di vetture diesel vendute negli Stati Uniti e in Europa, le motorizzazioni turbodiesel sono state messe alla gogna e la direttiva anti-inquinamento Euro 6 è balzata alla ribalta della cronaca.
Anche alla luce delle nuove direttive, il dibattito attorno al binomio auto e inquinamento sta diventando sempre più aspro: secondo un report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, a livello globale 9 persone su 10 respirano aria inquinata e, ogni anno, oltre 7 milioni di persone nel mondo muoiono prematuramente per i danni provocati dall’alto livello di polveri sottili nell’aria, del quale le auto sono tra le cause principali.
Ma cosa riguarda in concreto questa nuova “Direttiva Euro 6”? Partiamo dalle basi: qualsiasi motore a combustione interna produce idrocarburi incombusti (HC), ossidi di azoto (NOx), particolato (PM), ossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2) e acqua. Sostanze in gran parte nocive per la salute e l’ambiente: ecco perché, da oltre vent’anni, sono stati fissati dei tetti massimi per le emissioni con l’obiettivo da parte dei costruttori di contenerle, dato che le normative divengono sempre più stringenti. Come fare? Ottimizzando la combustione e introducendo la tecnologia EGR, Exhaust Gas Recirculation, che consiste nel riciclare i gas di scarico iniettandoli nuovamente nelle camere di combustione così da contenere temperature interne ed eccessi d’ossigeno, principali fattori della formazione degli ossidi d’azoto (NOx). L’EGR è sufficiente per rispettare la normativa Euro 6? No, perché per rientrare nel più recente limite di emissioni è necessario ricorrere a dispositivi di trattamento post combustione, ossia catalizzatori e filtri antiparticolato, diventati una costante da due decenni. La norma Euro 6 impone l’adozione di un catalizzatore specifico: deNOx, che funziona ad accumulo, da pulire periodicamente.
La prima città europea a tracciare la rotta definitiva verso per lo stop alle auto diesel è stata Amburgo: è stato posto, infatti, il divieto assoluto di circolazione per le vetture Euro 5 o anteriori, dando il via libera, invece, ai modelli Euro 6. La decisione presa dalla città tedesca, ed entrata in vigore il 31 maggio dello scorso anno, pertanto, pone un limite invalicabile a tutti i modelli maggiormente inquinanti, evitando la loro circolazione lungo due delle arterie di traffico più colpite dall’inquinamento, per far spazio alle modernissime diesel. Questa prima vera mossa fatta dalla Germania arriva dopo che il governo aveva preparato un super incentivo per migliorare la qualità dell’aria, favorendo la rottamazione delle vecchie auto diesel: i tedeschi, già ammoniti dall’UE per il superamento dei livelli di inquinamento imposti dalle regole comunitarie, adotteranno restrizioni per evitare ulteriori picchi di “particulate pollution”, inquinamento da polveri sottili, con la sola eccezione per i veicoli destinato al trasporto merci.
Ma il pugno duro non sarà adottato solo dai tedeschi: a partire dallo scorso 23 ottobre, infatti, nella città di Londra è entrato in vigore il TCharge, una misura di inasprimento delle regole che interesserà sia le auto diesel che benzina con motori pre-Euro 4, e che porterà anche all’introduzione di incentivi per chi decide di passare a un modello più green. A Parigi, invece, dal 2025 i veicoli a gasolio non potranno più circolare e sarà adottato un sistema di bollini per classificare le auto che circolano sulle strade: il verde individua le auto ibride ed elettriche che possono circolare sempre, mentre le altre sono soggette a restrizioni. A chiudere in nostro viaggio nell’Europa della mobilità green è la Norvegia, con la città di Oslo che ha fissato l’ambizioso obiettivo di immatricolare solo auto ibride o a zero emissioni entro il 2025. Per riuscirci, il Parlamento sta programmando una campagna di incentivi maggiore rispetto a quelli che sono già in essere, e che hanno portato la Norvegia ad essere il Paese europeo dove circolano più auto elettriche in Europa, con il 22% del mercato. Nessuna restrizione, quindi, ma tasse ridotte, parcheggi gratuiti e anche la possibilità di circolare sulle corsie preferenziali per gli automobilisti che scelgono un veicoli green per i loro spostamenti.
E l’Italia? Anche il Belpaese non resta a guardare. La sindaca di Roma Virginia Raggi, nel corso della conferenza sull’ambiente del C40 Women4Climate che si è svolta a Città del Messico, ha annunciato che a partire dal 2024 le auto alimentate a gasolio dei privati non potranno più circolare nel centro della capitale. A Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, invece, è stato deliberato il blocco alla circolazione delle vetture alimentate a gasolio, anche entrato in vigore a partire dallo scorso primo ottobre. Dopo questa data, tutti i veicoli diesel con omologazione Euro 4 senza filtro antiparticolato non hanno più potuto accedere al capoluogo meneghino dal lunedì al venerdì, dalle 7:30 alle 19:30, per tutto il periodo autunno-inverno. L’obiettivo finale, previsto per il 2030, è quello di vietare la circolazione a tutti i veicoli a combustione interna. Nel frattempo, l’azione di Palazzo Marino verso una città più pulita prosegue su più fronti, a partire dall’elettrificazione dei mezzi pubblici di superficie: entro la fine del 2020, infatti, 50 nuovi autobus elettrici di ATM arriveranno sulle strade di Milano, con l’obiettivo di portare il numero di veicoli a 1.200 entro il 2030.
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