L’EDITOREEL: Perché siamo tutti a caccia di like o emoji

Tutti, chi più e chi meno, condividiamo almeno un contenuto online. Quando lo facciamo, nella stragrande maggioranza dei casi è per ottenere un like o un emoji di apprezzamento. Chiamato dai ricercatori “meccanismo dell’apprendimento per ricompensa”

Oggi, 17 luglio, si celebra la Giornata Mondiale delle Emoji, ovvero delle faccine e immagini che ormai appaiono in ogni conversazione digitale. La scelta del giorno si deve alla data riportata nell’emoji del calendario.

Nate ormai oltre 30 anni fa, le emoji hanno come obiettivo quello di rendere più comprensibile lo stato d’animo così come il tono di un messaggio, ma possono anche esprimere interi concetti in modo immediato e divertente. 

Tutti, chi più e chi meno, condividiamo almeno un contenuto online. 

Quando lo facciamo, nella stragrande maggioranza dei casi è per ottenere un like o un emoji di apprezzamento. 

Raramente il motivo è dettato dall’ambizione di diventare influencer e di arricchirsi grazie ai social media che sono, tra l’altro tanto diversi tra loro. Anche se all’apparenza non sembrerebbe: 

Porto come esempio questi EDITOREEL. La rubrica è nata per Instagram, invece ha più successo su Tiktok. 

Video identici, con gli stessi hashtag, titoli ecc. spesso risultano virali su un canale e ignorati su un altro.

E parlo di risultati che ottengo esclusivamente in organico, perchè mi diverto a studiare e a sperimentare le varie funzioni in versione free. C’è più gusto a sapere che hai “conquistato” l’interesse di qualcuno davvero e non perché ha pagato. 

Poi non sarebbe più, come l’hanno chiamato i ricercatori, meccanismo dell’apprendimento per ricompensa.

Ecco, la mia ricompensa siete voi, con le vostre opinioni, i vostri commenti spesso anche divertenti, per questo motivo trovo giusto ricambiare.

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