L’EDITOREEL: Perché scrivere a mano fa bene

Sapevate che impugnare la penna è un toccasana per la mente?

Secondo una ricerca scientifica pare che sviluppi la memoria, la concentrazione e la capacità di sintesi. Perché essendo più lenti, non si riesce ad appuntare tutto e si è costretti a selezionare le informazioni importanti, memorizzandole meglio. 

In alcuni paesi poi si pretende che i bambini imparino a scrivere a mano e in corsivo fin dall’asilo.

Il dibattito sull’utilità di questa pratica, in un mondo dominato da tastiere di computer e touchscreen, è recente. 

E se è assodato che scrivere a mano attiva circuiti nervosi unici che nei bambini favorirebbero anche la lettura, la memorizzazione, la produzione delle parole; le idee sono molto meno chiare riguardo a una presunta utilità del corsivo rispetto allo stampatello. 

Dal latino currere (che corre, che scorre) la scrittura in corsivo, che si è imposta nell’Italia del Rinascimento, è associata da sempre all’idea che consenta di risparmiare tempo nel vergare caratteri sulla carta. 

Eppure, in uno studio recente che ha messo a confronto la velocità di scrittura di bambini della scuola primaria in Francia e Canada il corsivo è risultato più lento rispetto alla scrittura in stampatello. Ma lo stampatello dà l’impressione di qualcosa di urlato e per questo non è il caso di usarlo in tutti i contesti. 

Secondo me, invece, la scrittura a mano è come una impronta, ciascuna ha la sua, in corsivo o stampatello che sia,e a volte indecifrabile, ha fatto perdere la nostra unicità anche in questo campo espressivo.

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