L’EDITOREEL: Missione di pace in Libano, italiani a rischio?
È curioso come i media internazionali parlino poco o niente del pericolo che scoppi un altro conflitto tra Israele e Libano, dove ci sono anche nostri connazionali impegnati da anni nella missione di pace Unifil.
Qui sono in Libano, sul campo minato detto blue line.
È curioso come i media internazionali parlino poco o niente del pericolo che scoppi un altro conflitto tra Israele e Libano o, più precisamente, tra Israele ed Hezbollah, che vuol dire tra Israele e Iran con il pretesto della presenza di palestinesi in quelli che sono veri e propri ghetti.
Ma in Libano ci sono anche nostri connazionali impegnati da anni nella missione di pace Unifil, costituita nel ‘78 dall’ONU per verificare, allora, il ritiro delle truppe israeliane e ristabilire la sicurezza internazionale.
Da allora il compito dei caschi blu è stato quello di sostenere la popolazione locale, sminare la linea blu di demarcarzione e continuare a mantenere la quiete.
Nel fare questo non sono comunque mancati altri attacchi da parte di Israele nel frattempo come quelle di questi ultimi mesi.
L’attuale ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha assicurato che qualora ci fossero pericoli per i nostri militari, questi verranno fatti rientrare in Italia.
E non può essere diversamente dal momento che le regole di ingaggio sono molto chiare riguardo il Libano e non prevedono né la preparazione né l’attrezzatura per qualcosa di diverso da quella che è una operazione di monitoraggio.