L’EDITOREEL: La tragedia invisibile in Afghanistan

Della situazione in Afghanistan non si discute più tanto. Io per prima che sul posto ci sono stata più volte per documentare l’impegno degli italiani sul campo, ho smesso di farlo dopo il ritiro delle nostre truppe.

Avete visto StateLess? E’ una serie Netflix che racconta cosa succede in un campo di internamento in Australia, ispirata a storie vere di rifugiati provenienti da diverse realtà in crisi sparse per il mondo. 

Tra loro c’è anche un insegnante afghano, capofamiglia di un nucleo formato da 3 donne che, proprio per dare loro un futuro oramai cancellato dai talebani, decide di lasciare il paese perdendo tutto, anche la patria potestà dell’unica sopravvissuta alla fuga.

Diciamo la verità, della situazione in Afghanistan ultimamente non si discute più tanto. Io per prima che sul posto ci sono stata più volte per documentare l’impegno degli italiani sul campo, ho smesso di farlo dopo il ritiro delle nostre truppe. 

Ritiro che, come prevedibile, ha riportato la popolazione a subire quella che è stata definita una tragedia invisibile nel corso di un convegno a cui ho partecipato lo scorso sabato, organizzato dall’Ambasciata Afghana in Italia. Sono state riportate testimonianze terribili di quanto sta avvenendo in quei luoghi nel frattempo: Povertà, dittatura, e totale mancanza dei diritti fondamentali alla libertà, all’istruzione, alla sicurezza. Eppure parliamo di un Paese che sotto Re Amanullah Khan, esiliato in Italia negli anni ‘30, garantiva l’eguaglianza dei diritti a tutti i cittadini senza distinzione di sesso. 

Oggi gli afghani si sentono ingannati dagli occidentali, o meglio, dagli Stati Uniti che non sono riusciti a portare la libertà e la democrazia promessa. Se ci si domanda “è tutto sotto controllo in Afghanistan?”, la risposta è sì…sotto il controllo dei Talebani sicuramente!

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