L’EDITOREEL: La Sugar Tax la paga il consumatore
Anche se il decreto del governo prevede la maggiorazione sui costi di produzione, sappiamo già che alla fine a pagare sarà sempre il consumatore che non può fare a meno di acquistare questo tipo di alimenti.
La Sugar Tax, che in Italia doveva entrare in vigore il primo luglio 2024 con un emendamento presentato nel decreto Superbonus, ha scatenato il dibattito nel governo tanto che alla fine la misura è slittata al 2025.
L’imposta è applicata a tutte le bibite analcoliche che contengono zuccheri aggiunti. Quindi non solo le classiche bibite gassate, ma anche succhi di frutta o bevande con edulcoranti. Simile ad altre tasse già esistenti in Europa, come la Chips tax in Ungheria o l’imposta inglese tarata sulla concentrazione di zucchero nelle bevande.
La Sugar tax in Italia si applica al fabbricante del prodotto, nella misura di 10 centesimi al litro nel caso di prodotti finiti e 25 centesimi per kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione.
Perché questa tassa sugli zuccheri? Per spingere i consumatori verso scelte più salutari. Una misura che viene ritenuta utile per prevenire l’obesità e le patologie correlate come il diabete. L’Italia, nonostante la famosa dieta mediterranea, è tra i Paesi con il più alto tasso di persone in sovrappeso in Europa. Anche se il decreto del governo prevede la maggiorazione sui costi di produzione, sappiamo già che alla fine a pagare sarà sempre il consumatore che non può fare a meno di acquistare questo tipo di alimenti.