L’EDITOREEL: Il conclave in epoca social

Anche il Conclave, in epoca social, ha perso la sua riservatezza. È diventato racconto e partecipazione globale.

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Anche il conclave, in epoca social, ha perso la sua riservatezza. Una volta era avvolto dal mistero più totale. Si entrava nella Cappella Sistina… e fuori, solo silenzio. I fedeli aspettavano ore, giorni, scrutando il cielo per vedere il fumo bianco o il fumo nero.
Oggi, invece, ogni piccolo movimento viene amplificato all’istante.
Un esempio?
Durante il Conclave del 2013 già sui social si commentava persino la camminata dei cardinali ripresi a distanza. Ogni foto della famosa stufa che bruciava le schede faceva milioni di visualizzazioni. Bergoglio, eletto proprio quell’anno, è stato considerato il “papa dei social” per il suo approccio innovativo alla comunicazione digitale e per l’uso dei social media per raggiungere un pubblico più ampio e giovane. 

E’ così che si è arrivati ad oggi. Con TikTok, Instagram e Xrsempre accesi, le cose vanno ancora oltre. Appena si intravede un cardinale che arriva a San Pietro, scattano le dirette. Se un funzionario vaticano si sofferma mezz’ora in più in una sala… qualcuno lo nota, lo fotografa, lo commenta.  E si creano teorie, supposizioni, aspettative che viaggiano più veloci della realtà stessa. Addirittura si cerca di influenzare la scelta in base alle visualizzazioni, ai follower o ai video di momenti conviviali di ciascuno dei “papabili”.  Insomma, ci si sente così coinvolti nella decisione del nuovo ministro di Dio, da creare vere e proprie clack.

La Chiesa, che per secoli ha fatto del silenzio e della meditazione i suoi tempi forti, adesso deve gestire la realtà che scorre su TikTok, su Instagram e X. E allora viene da chiedersi:  È ancora possibile custodire il mistero? Oppure anche il mistero si è trasformato. E’ diventato racconto, partecipazione globale?

In fondo, c’è anche un lato che ritengo positivo:  milioni di persone, magari lontane dalla fede, oggi possono sentirsi coinvolte, partecipi di un evento che parla a tutta l’umanità, non solo ai credenti.

Ma resta il rischio che la profondità, il raccoglimento, la serietà… vengano travolti dall’ansia della notizia veloce, della clip virale, del meme e soprattutto delle fake news.

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