L’EDITOREEL: I termini maschili diventano femminili, mai il contrario
Ultimamente mi sono imbattuta nella versione politically correct del termine “soprano”, declinato al maschile pur riferendosi a donne ma che nulla c’entra con il genere sessuale.
Anche quando sono certa di non essere in errore, sono solita mettermi in discussione e quindi cerco conferma e verifica, SEMPRE, prima di esprimermi. Questa volta mi è capitato con un termine che mi è stato insegnato, ma che ho sempre sentito pronunciare dai professionisti della lirica, declinato al maschile, anche se è riferi.
Ebbene, ultimamente mi sono imbattuta nella versione politically correct anche di questo sostantivo che nulla c’entra con il genere sessuale. Perché si riferisce al tipo di voce umana capace di raggiungere le note più acute, che quasi sempre sono donne o le cosiddette voci bianche. A pensarci: voce, nota, donna, sono tutti sostantivi femminili.
Allora perché SOPRANO è maschile? Mi sono chiesta.
Ho così scoperto che il termine, dal latino superanum, ovvero “che sta più in alto”, era originariamente riferito a “registro” e per questo declinato al maschile.
Allora mi sono posta un’altra domanda: se oggi si stanno adattando al genere (maschile, femminile, secondo le stagioni o non pervenuto), allora perché non si personalizzano anche termini come SENTINELLA, GUARDIA, GUIDA?
Nati tra l’altro in tempi in cui questi ruoli erano affidati solo a uomini… Fino ad ora, infatti, IL GUARDIO è usato solo in forma dialettale mista al tentativo di esprimersi in italiano; e Il GUIDO intende sempre un nome proprio.
L’editoreel è la rubrica di Katiuscia Laneri, fondatrice e direttrice della testata giornalistica, pensata per i social media con l’obiettivo di riportare brevi considerazioni e pensieri personali in una nuova e più moderna modalità di comunicazione.