L’EDITOREEL: Diritto all’amore anche in carcere

Da ora in poi, ai detenuti sarà concesso un numero di colloqui intimi pari a quelli visivi mensili. Perché anche dietro le sbarre restano vive le emozioni, gli affetti e i diritti.

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Da ora in poi, ai detenuti sarà concesso un numero di colloqui intimi pari a quelli visivi mensili.  Perché anche dietro le sbarre restano vive le emozioni, gli affetti e i diritti.

Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha appena introdotto nuove linee guida a riguardo. La durata sarà di massimo due ore. Ma la porta della stanza non potrà essere chiusa dall’interno.

Questi incontri saranno possibili solo con il coniuge o con la persona convivente in modo stabile, e solo per chi non ha commesso infrazioni disciplinari, non è sotto il regime del 41-bis e non ha già usufruito di permessi.

Le stanze saranno arredate con letto e bagno, ma sempre sorvegliate dall’esterno dal personale penitenziario. La biancheria la porta direttamente chi accede all’incontro, con tutti i controlli di sicurezza ovviamente.

Queste nuove regole nascono per garantire un diritto riconosciuto anche dalla Corte Costituzionale: quello all’affettività, anche durante la detenzione.

Ma basta davvero una stanza sorvegliata e due ore al mese per tutelare la dignità delle relazioni umane?

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