L’EDITOREEL: Chi ha sentito mai parlare di gamergate?
Perché per parlare di certe dinamiche di internet gli esperti di cultura online usano il termine “Gamergate”?
Perché per parlare di certe dinamiche di internet gli esperti di cultura online usano il termine “Gamergate”?
Dieci anni fa una violenta campagna d’odio contro alcune sviluppatrici, attiviste e giornaliste femministe che lavoravano nel mondo dei videogiochi «cambiò il modo in cui si litiga online», come riassunse il sottotitolo di un famoso editoriale sul New York Times. Quella campagna d’odio, a cui ci si riferisce ancora oggi come “Gamergate” appunto, divenne poi il modello di un modo di comportarsi online e sui social network basato su menzogne e teorie del complotto, minacce e attacchi a obiettivi individuati all’interno di internet. Da allora quel modo di comportarsi online è uscito dal mondo dei videogiochi ed è arrivato ovunque. Sono legati al Gamergate anche il modo in cui oggi, per esempio, le potenze straniere usano profili automatici per manipolare l’opinione pubblica.
Nonostante ci sia ancora un problema di sottorappresentazione femminile tra i protagonisti di videogiochi, dal Gamergate la situazione è in grande e costante miglioramento. Perché come ha scritto Giulia Blasi «I femminismi non inventano meccanismi, li rivelano». Avete notato come le donne hanno iniziato a essere le protagoniste dei videogiochi e non le damigelle da salvare?