La sanità al tempo dei Borbone, mostra documentario
Due secoli di storia della medicina al tempo dei Borbone: un affascinante percorso che si snoda attraverso antichi ospedali e suggestivi lazzaretti, alchemiche spezierie, tragiche epidemie, cimiteri storici, campagne di vaccinazione e innumerevoli testimonianze, a cominciare da quelle relative alla sanità militare, un viaggio a tema (non cronologico) per scoprire le vicende, spesso misconosciute, della Scuola Medica Napoletana e della ramificata e complessa rete assistenzialistica nel Regno passando per i principali malanni che afflissero la dinastia, i grandi nomi della medicina e della chirurgia e tutte le altre eccellenze del Meridione.
L’appuntamento è per venerdì 11 aprile (alle 16 per i giornalisti, mentre l’apertura al pubblico invece avverrà alle 17), nella sede del Museo delle Arti Sanitarie, agli Incurabili, con il taglio del nastro per quella che si annuncia come la prima esposizione dedicata al tema della medicina in epoca borbonica. Curata e organizzata dall’associazione culturale Il Faro d’Ippocrate che gestisce il museo, la mostra offre un inedito spaccato dell’universo sanitario nelle Due Sicilie, in armonica continuità con quanto sinora fatto nel complesso incurabilino, storico punto di riferimento per le scienze mediche nell’Italia meridionale.
Nelle sale museali, sino al 13 luglio, si potranno dunque ammirare attrezzature di vario tipo, stampe, documenti, strumenti d’epoca, farmacie portatili, busti di illustri medici del tempo, disegni anatomici, libri rari, cassette e sedie chirurgiche, maschere per anestesia, set d’amputazione e molto altro, il tutto distribuito lungo un itinerario che prevede sei tappe tematiche. Nell’ordine: i luoghi della sanità napoletana (ospedali e lazzaretti a Napoli); la formazione del medico nelle 33 province Regno; i cimiteri antichi (come il famoso “366 fosse” o il quasi sconosciuto “Cimitero dei colerosi”); i tanti reclusori (a cominciare dal “Real Albergo dei poveri”, noto anche come Palazzo Fuga) e le prime “Case dei pazzi” (agli Incurabili e poi ad Aversa); l’Ostetricia e la Medicina sociale; le malattie (e la grande campagna antivaiolo voluta dal sovrano, la prima in Europa).
Una passeggiata nel tempo e nello spazio che non poteva non prendere le mosse dal Museo delle arti sanitarie, che sin dall’apertura ha costituito un naturale punto di riferimento – per l’aggregazione e la sistematizzazione – non solo per lo straordinario patrimonio degli ospedali storici ma anche e soprattutto per l’universo medico scientifico settecentesco e ottocentesco nel Regno di Napoli e delle Due Sicilie. Come spiega il fondatore del museo e curatore della mostra Gennaro Rispoli: “La nostra è un’esposizione che va considerata come un dinamico work in progress destinato a essere ampliato e arricchito da incontri, convegni e dibattiti grazie alla collaborazione di storici e studiosi che nel corso dei prossimi tre mesi faranno rivivere la straordinaria avventura della scienza medica nel Regno. Del resto – aggiunge il primario che grazie alla sua passione ha aggregato decine di volontari intorno allo stendardo dell’associazione – la mostra è anche un omaggio alla Scuola di scienziati e medici che diede lustro alle contrade del Sud, ma al tempo stesso rappresenta la base operativa di un vero e proprio centro raccolta-dati il cui obiettivo finale è quello di ricostruire l’intera pagina dell’assistenza sanitaria al Sud, quella rete che ebbe l’ospedale degli Incurabili come fondamentale centro di riferimento. E da quello che è già emerso – conclude il professor Rispoli – e cioè l’attenzione del governo, le campagne vacciniche, le opere di beneficenza e la scienza espressa nel periodo, possiamo tranquillamente affermare che in questa antica regione d’Europa la cura fu di così buon livello da non sfigurare di fronte alle altre capitali del tempo, anzi, in qualche occasione persino superiore”.
A caratterizzare ulteriormente l’inedita esposizione è anche una serie di importanti contributi di vari studiosi – tra gli altri Aurelio Musi, Luigi Andreozzi, Arturo Armone Caruso, Bruno Marra – che sono stati raccolti su grandi pannelli destinati ad un’agevole lettura. Mentre un centinaio di immagini fotografiche (riproduzioni scientifiche) scorreranno sugli schermi televisivi per ampliare ulteriormente l’orizzonte iconografico.
Tra le “chicche” della mostra ricorderemo soltanto il focus sul Congresso internazionale degli scienziati – la “Solenne festa delle scienze severe” – che ebbe luogo il 20 settembre 1845 e riunì a Napoli la bellezza di 1600 scienziati. Un summit che Ferdinando II volle nella capitale per quella che oggi sarebbe definita una questione d’immagine: consapevole delle maligne voci che circolavano su di lui in Europa in merito ad una presunta insensibilità verso il sapere e la cultura, il sovrano decise di fare le cose in grande: per gli illustri ospiti furono organizzate delle spettacolari feste (oggi si direbbe eventi) e delle lunghe escursioni in stile Grand Tour che manderanno in tilt la potente struttura poliziesca destinata alla sicurezza (quella del sovrano e del Regno, ovviamente) al punto da far litigare tra loro il questore e il ministro dell’Interno (che aveva organizzato il convegno).
Infine, non mancano i riferimenti alla Scuola medica salernitana, all’esperienza casertana di San Leucio (per il versante assistenziale), ai primi manicomi, alla “Real Casa dell’Annunziata”, ai principali ospedali della città, così come si ricorderanno i grandi maestri della scienza medica partenopea – in primis Cirillo e Cotugno – che proprio nella struttura sulla collina di Caponapoli mostrarono il loro valore guadagnandosi la stima dei colleghi di tutta Europa.