Italia, il primo paese europeo che si sente il meno europeo

Lo conferma a malincuore l’indagine Eurobarometro commissionata dal Parlamento europeo e condotta mediante interviste individuali tra il 7 giugno e il 1° luglio, subito dopo le elezioni europarlamentari, in cui viene registrato un misero 42%, contro il 68% della media Ue circa l’entusiasmo dei cittadini dei Paesi membri nel far parte di una delle istituzioni governative più importanti al mondo.

L’Italia, il paese per eccellenza della cultura europea che ha accolto nel corso della sua storia popolazioni da tutte le parti del mondo e melting-pot per antonomasia che ha animato battaglie, alternato accordi e vissuto periodi socio-artisti di qualsiasi genere, si conferma ancora una volta l’ultimo fra i Paesi dell’Ue che considerano un beneficio stare all’interno dell’Unione. Paradosso o verità destabilizzante? Lo conferma a malincuore l’indagine Eurobarometro commissionata dal Parlamento europeo e condotta mediante interviste individuali tra il 7 giugno e il 1° luglio, subito dopo le elezioni europarlamentari, in cui viene registrato un misero 42%, contro il 68% della media Ue circa l’entusiasmo dei cittadini dei Paesi membri nel far parte di una delle istituzioni governative più importanti al mondo. Ma che cos’è l’Eurobarometro? Dal 1973 le istituzioni europee commissionano sondaggi di opinioni periodici in tutti gli Stati membri dell’Ue: possono riguardare numerose tematiche e si concentrano sulla percezione e sulle aspettative dei cittadini nei confronti degli interventi dell’Ue e delle principali sfide che quest’ultima si trova ad affrontare. Gli stessi sondaggi sondano nei dettagli, inoltre, anche l’atteggiamento dei cittadini nei confronti del Parlamento europeo, seguendo al contempo da vicino le opinioni circa le elezioni europee: grazie a questo processo di lunga data, l’analisi fornisce un quadro dettagliato delle tendenze e dell’evoluzione dell’opinione pubblica sulle questioni europee, sia a livello nazionale che sociodemografico.

Se gli italiani quindi si posizionano nelle ultime poltrone di questa speciale esibizione europea, la fiducia nell’Ue si vede rivisitata e sensibilmente aumentata con gli entusiasti lituani ed il loro netto 72%, seguiti a ruota da Danimarca (68%) ed Estonia (60%). Inoltre più della metà dei rispondenti si dichiara ‹‹prevalentemente fiduciosa›› nell’Ue in Lussemburgo (59%), in Finlandia (58%), in Portogallo (57%), a Malta e in Svezia (per entrambe il 56%), in Bulgaria e Ungheria (per entrambe il 55%), in Irlanda, Polonia, nei Paesi Bassi e a Cipro (per tutti il 54%). Chi, invece, riporta in basso lo scettro di questo successo troppo apparentemente brillante sono gli scettici greci (46%), seguiti da francesi e britannici (43%) e dai cechi (41%). Inoltre, se nel sondaggio di luglio, nel complesso, era il 56% dei cittadini a credere che la propria voce contasse nella Ue, oggi a credere di rimanere inascoltato è il 68% di greci, il 62% di ciprioti, il 60% di estoni, il 59% di lettoni, il 55% di italiani e il 52% di britannici. Numeri esorbitanti, che collimano alla perfezione con quelli che rivelano che le elezioni europee del 2019 hanno visto un aumento significativo del numero di giovani che hanno espresso un voto pro Ue: ‹‹I cittadini hanno votato in queste elezioni europee sulla base di un sostegno molto forte per l’Ue e con una convinzione più forte che la loro voce abbia un peso››, ha riferito, infatti, il nuovo Presidente del parlamento europeo David Sassoli. La voce dei giovani, così, si è fatta decisamente sentire con una mentalità europeista e sono stati loro i primi elettori europei a far salire l’affluenza alle urne: con il 42% dei cittadini di 16/18-24 anni che votano alle elezioni europee, la loro partecipazione è aumentata del 50%, rispetto all’affluenza giovanile del 28% nel 2014, senza contare l’aumento del 34% nella fascia di età tra i 25-39 anni, passando dal 35% al 47%.

L'Eurobarometro Primavera 2019 ha misurato la soddisfazione dei cittadini degli Stati membri. Gli italiani tra i più infelici.
L’Eurobarometro Primavera 2019 ha misurato la soddisfazione dei cittadini degli Stati membri. Gli italiani tra i più infelici.

Dati più specifici invece parlano di un’affluenza complessiva alle elezioni europee del 2019 aumentata di 8 punti, raggiungendo il 50,6%, la più alta partecipazione dal 1994: per la prima volta dal 1979 si è registrata una vera e propria inversione di tendenza nella partecipazione alle elezioni europee, dove gli aumenti più significativi sono stati registrati in Polonia (+22 punti percentuali), Romania (+19 punti), Spagna (+17 punti), Austria (+15 punti) e Ungheria (+14 punti). Il 52% degli elettori ha dichiarato di aver votato alle elezioni europee in quanto lo considerano un dovere civico, un vantaggio di 11 punti in più rispetto al 2014, o perché ritengono di poter cambiare le cose votando (18%, +6 punti percentuali). Esaminando quindi le questioni che hanno spinto i cittadini a votare, l’indagine post-elettorale mostra che le questioni principali che hanno avuto un impatto sulle decisioni di voto dei cittadini sono state l’economia e la crescita (44%), il cambiamento climatico (37%), i diritti umani e la democrazia (37%). E proprio il cambiamento climatico, insieme all’immigrazione, rappresentano ‹‹le preoccupazioni principali a livello Ue›› che compaiono nel 34% delle risposte: i cambiamenti climatici, che nell’autunno del 2018 si collocavano al quinto posto, sono ora la seconda preoccupazione principale dopo aver subito un’impennata (+6 dall’autunno 2018), mentre l’immigrazione, indicata dal 17% dei rispondenti (-4 punti percentuali dall’autunno del 2018 e -19 dall’autunno 2015), per la prima volta dalla primavera del 2014 non rientra fra le tre preoccupazioni primarie a livello nazionale, ma risulta comunque la preoccupazione primaria a livello internazionale. La disoccupazione, che occupa ora la settima posizione a livello di Ue (12%), resta la preoccupazione principale a livello nazionale (21%, -2 punti percentuali), insieme a prezzi in aumento/inflazione/costo della vita (21%, percentuale invariata) e a sanità e sicurezza sociale (21%, +1), mentre ambiente, clima e questioni energetiche seguono a ruota e segnano un forte aumento (20%, +6).

L’indagine Eurobarometro standard – Primavera 2019 ha registrato, così, un’elevata fiducia nella moneta unica ed un forte aumento della percezione positiva dell’Unione europea da parte dei cittadini in tutti i settori, dall’economia allo stato della democrazia. Tutto ciò dall’insediamento della Commissione Juncker in avanti. Cosa altro ci resta da fare? Augurarci che la nuova Commissione, quella della von der Leyen, sappia far tornare il sorriso al popolo italiano, il primo vero territorio ad essere europeo dalla sua nascita, ma a sentirsi sempre meno europeo.

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