Il Card. Sepe apre Anno Vita Consacrata
Il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli, sabato 29 novembre 2014, alle ore 18, presiederà in Duomo una solenne celebrazione per l’apertura dell’Anno della Vita Consacrata, accogliendo l’urna con le spoglie di San Ludovico da Casoria, il nuovo santo della Chiesa Napoletana, appena canonizzato da Papa Francesco.
La solenne processione dell’urna di San Ludovico da Casoria partirà alle ore 17 dalla Basilica di Santa Chiara e attraverserà le strade del centro storico per raggiungere il Duomo. Seguita dalle comunità di fedeli di Napoli e Casoria, l’urna sarà accompagnata dai Frati Minori, con il Ministro Provinciale Fra’ Agostino Esposito e il parroco di Santa Chiara Fra’ Adriano Pannozzo; e dalla Congregazione delle Suore Elisabettine Bigie – fondata da San Ludovico – con la madre Generale Suor Clara Capasso.
La solenne celebrazione di ringraziamento in onore di San Ludovico aprirà a Napoli l’Anno della Vita Consacrata, voluto da Papa Francesco per i 50 anni del Concilio Vaticano II, e più in particolare nel cinquantenario della pubblicazione del Decreto conciliare Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita consacrata.
Il Cardinale Crescenzio Sepe comincerà il suo messaggio citando la recente Lettera Pastorale Dar da mangiare agli affamati, in cui ha scritto: «La gente ha certamente fame di pane materiale perché oggi, nonostante una sfacciata opulenza messa in mostra da alcuni, cresce sempre più il numero di coloro che vivono nella miseria e non sanno come fare per sopravvivere. Ma c’è una grande fame di giustizia e, soprattutto nei nostri giovani, una drammatica fame di futuro, un disperato bisogno di speranza. La nostra terra somiglia spesso ad un deserto dove nessuno offre il pane della vita, dove tante esistenze vagano nel vuoto, si consumano nella propria autosufficienza, sperimentano delusioni e solitudini».
E poi continuerà indicando la via della riscoperta della gioia: «Le fami di giustizia, di futuro e di speranza, sono il sintomo di un mondo triste, che ha smarrito i sentieri che conducono alla vita; sembra che qualcuno ci abbia rubato la gioia (…) Il consumismo ha inventato i paradisi artificiali, la noia, la malinconia, la tristezza che attraversano la nostra esistenza opaca. Il progresso ha prodotto molto benessere e molta povertà: affamati, emarginati, vittime di sofferenze fisiche e morali. Allora, proprio per questo bisogna parlare della gioia, sperare nella gioia. È nel cuore delle nostre angosce e delle nostre solitudini che dobbiamo risentire il canto della gioia. Necessita rieducarci a gustare le semplici gioie della vita: la gioia di esistere, dell’amore sponsale, del silenzio, del lavoro onesto, del dovere compiuto, della purezza, del sacrificio».
Un messaggio che si sposa perfettamente con l’apostolato di San Ludovico da Casoria (1814-1885), con il suo antesignano impegno per il diritto all’assistenza degli esclusi: poveri e anziani, ammalati e portatori di handicap, a cui dedicò la sua vita; e soprattutto a quella innovativa capacità di farsi «motore di carità» anche attraverso il lavoro, con iniziative di formazione e di apprendistato rivolte a centinaia di giovani, che riuscì a recuperare dalle strade della Napoli dell’Ottocento.