Gli spermatozoi come navette anticancro
In futuro gli spermatozoi potrebbero essere utilizzati come navette per trasportare farmaci anticancro, grazie alla loro abilità di nuotare e legarsi alle cellule uovo.
Lo sostiene la rivista Acs Nano, con una pubblicazione in cui vegono descritti i risultati dei primi test su cellule del tumore al collo dell’utero fatte crescere in laboratorio.
I ricercatori dell’Istituto Leibniz per le Nanoscienze di Dresda hanno realizzato, a partire da spermatozoi bovini, dei micromotoriguidati da campi magnetici. Grazie alla loro capacità di movimento, questi spermatozoi ‘ibridi’ riescono a penetrare facilmente nel tumore fondendosi con le cellule maligne propri come fanno con gli ovuli durante la fecondazione, liberando al loro interno il prezioso carico di farmaci anticancro.
In passato sono stati usati come vettori globuli rossi, sperimentati con successo da un gruppo di ricercatori dell’Università di Urbino su pazienti colpiti da fibrosi cistica e morbo di Chron. I globuli rossi, però, hanno alcuni limiti: possono diluirsi e non raggiungono tutti i tessuti. In questo nuovo studio, invece gli spermatozoi bovini sono stati rinchiusi in una sorta di gabbietta, che li tiene agganciati alle cellule tumorali come i vecchi shuttle alla Stazione Spaziale, finché non viene rilasciato tutto il farmaco.
I primi risultati, secondo gli autori, mostrano che gli spermatozoi ingegnerizzati sono in grado di uccidere più dell’80% delle cellule tumorali. La tecnica è stata per il momento testata solo in laboratorio. Il passo successivo, secondo i ricercatori tedeschi, sarà sperimentarne l’efficacia anche sulle cavie e in seguito sull’uomo. Siamo, però, ancora lontani da una possibile applicazione terapeutica. L’uso degli spermatozoi, infatti, solleva aspetti etici, legati al fatto che queste cellule, a differenza dei globuli rossi, hanno un patrimonio genetico che si eredita.