GIORNO DELLA MEMORIA, IN SCENA IL CABARET DEI CAMPI DI STERMINIO
In scena al Teatro Torlonia di Roma un monologo tragicomico in memoria di Fritz Grünbaum, cabarettista ebreo prigioniero a Dachau, tra humour ebraico e lo spirito della belle epoque.
Nell’ambito del progetto “Memoria genera Futuro”, il programma di appuntamenti promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale in occasione del Giorno della Memoria 2023, è il talentuoso attore Bruno Maccallini a dare voce e corpo alle vicende di Fritz Grünbaum, eccelso cabarettista ebreo, regista e librettista austriaco, che come tanti artisti di successo dell’epoca passò rapidamente dalla popolarità e dai trionfi dei teatri viennesi e tedeschi al lugubre mondo dei lager nazisti.
Il pubblico italiano ha così potuto ascoltare – per la prima volta nel nostro Paese – parte del repertorio di Grünbaum, un artista che per oltre trent’anni divertì con sketch, riviste e operette irriverenti il pubblico di Vienna e Berlino, prima che il nazismo silenziasse in un colpo solo il doppio personaggio a cui aveva dato vita albergandolo in un unico corpo.
Lo spettacolo, dall’eloquente titolo “Stasera ho deciso di venirmi e trovare per fare due chiacchiere con me stesso”, è opera dello stesso Maccallini e di Antonella Ottai, ed è ispirato al libro di quest’ultima “Ridere rende liberi”, edito da Quodlibet.
Il testo ripercorre l’arte narrativa e scenica del cabarettista attraverso molti dei suoi monologhi, tradotti e adattati per l’occasione, in cui questo grande e poco conosciuto mattatore dialoga con un “secondo io”, litigando sempre con se stesso. Con gli accenti e le tematiche tipiche dell’umorismo ebraico, Grünbaum assunse a cifra della sua scena comica la struttura del doppio, creando così una figura comica che era in perfetta sintonia con lo spirito del tempo, ed arricchendola con continui riferimenti celebri (su tutti, quelli a Sigmund Freud e ad Albert Einstein), sui quali costruiva esilaranti paradossi comici; così come – quando invece l’oggetto degli sketch erano leader come Hitler o Franco – l’operato dei dittatori diveniva, nelle mani dell’artista, materia prima per giocare sul nonsense. Purtroppo fu proprio il suo materiale irriverente verso la politica, insieme alle sue origini ebraiche, a condannarlo: non appena l’Austria fu invasa, il Reich lo internò nel campo di concentramento di Dachau, dove morì nel 1941.
Maccallini profonde anima e corpo in una eccellente performance d’attore, ben condita dalle musiche di Pino Cangialosi interpretate dal vivo da Livia Cangialosi, arricchendo la messa in scena con l’inserimento di video e musiche collegati all’epoca storica trattata: un elemento che ben si sposa con il tema dello sdoppiamento su cui si basa il lavoro, di fatto moltiplicando la presenza in scena di Grünbaum/Maccallini, in un gioco delle parti tra specchi e riproduzioni della sua identità. Artista, intrattenitore, vittima e simbolo: Grünbaum è stato tutto questo, e l’ottimo lavoro di Ottai e Maccallini ce ne offre una efficace, suggestiva ed affettuosa testimonianza.