Giornate dell’Archeologia a Villa di Livia
Nel weekend delle Giornate Europee dell’Archeologia, uno degli eventi organizzati dall’Archeoclub d’Italia si è svolto a Prima Porta, poco fuori Roma, grazie all’organizzazione di Carla Sisto Canali, presidente dell’Archeoclub di Formello, e di Antonio Ribezzo, coordinatore degli Archeoclub del Lazio.
Con la guida dell’archeologa Daniela Muscianese Claudiani, si è potuta visitare la Villa di Livia Drusilla, una delle mogli di Ottaviano Augusto. L’evento è stato impreziosito da un intervento attoriale: la lettura di testi storici relativi alle figure di Livia Drusilla e di Ottaviano Augusto, da parte degli attori Sara Franchetti e Marco Masiello.
Siamo al IX miglio della Via Flaminia, su una valle prospiciente il Tevere. Il sito fu scavato principalmente nell’Ottocento, su iniziativa pontificia – com’era tipico dell’epoca; qui fu trovata la statua dell’Augusto di Prima Porta, oggi ai Musei Vaticani. Gli scavi ripresero poi negli anni ’80 del Novecento, e condussero all’apertura al pubblico della Villa, nel periodo del Giubileo. Dopo la chiusura dovuta al Covid, la Villa è di nuovo visitabile dallo scorso maggio.
Colpisce, nell’osservarne la pianta, la bipartizione degli spazi: l’area dedicata al giardino è infatti grande infatti come la parte coperta. Il giardino è stato sistemato nel 2014; anticamente era un lauretum, dunque oggi ci sono vasi con piante di alloro a richiamarne l’antica funzione. Secondo una leggenda, un giorno un’aquila avrebbe fatto cadere sul ventre dell’imperatrice una gallina con un rametto di alloro nel becco. L’imperatrice piantò il rametto e ne nacque un bosco; è da lì che provenivano i ramoscelli che gli imperatori conducevano con sé in battaglia a fini scaramantici. Di qui il soprannome della villa, “ad gallinas albas”.
Oltre al piano terra, la villa – costruita tra il 30 ed il 25 a.C. – disponeva di un piano interrato, di una piscina, e di un impianto termale; è stata rilevata anche la presenza di un piano rialzato, del quale però oggi non resta nulla, essendo stato con tutta probabilità edificato in legno. Non manca un’ampia cisterna per la raccolta di acqua piovana, vista l’assenza di acquedotti nei dintorni.
Tra ambienti privati e di rappresentanza, affreschi e mosaici, la Villa di Livia ha resistito a terremoti, spoliazioni ed ordigni (uno esplose nel 1944, danneggiando la sala sotterranea), per continuare ad offrirci ancora oggi uno spaccato della vita imperiale dell’epoca, a testimonianza dell’immensa ricchezza storico-archeologica del nostro Paese.