Femminicidio, firmato a Bassano protocollo di rete

Un accordo-quadro per fare rete tra istituzioni pubbliche e associazionismo e aiutare tutti i soggetti a collaborare al meglio nel prevenire la violenza contro le donne e nel sostenere le vittime, donne e minori. Questo il significato del protocollo regionale presentato nell’Ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa dall’assessore Manuela Lanzarin, dal commissario dell’azienda sanitaria Pedemontana Bortolo Simoni, dal direttore del distretto 1 di Bassano Francesca Busa, dal viceprefetto di Vicenza Renata Carletti e dal neosindaco di Bassano del Grappa, Elena Pavan.

Un accordo-quadro per fare rete tra istituzioni pubbliche e associazionismo e aiutare tutti i soggetti a collaborare al meglio nel prevenire la violenza contro le donne e nel sostenere le vittime, donne e minori. Questo il significato del protocollo regionale presentato nell’Ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa dall’assessore Manuela Lanzarin, dal commissario dell’azienda sanitaria Pedemontana Bortolo Simoni, dal direttore del distretto 1 di Bassano Francesca Busa, dal viceprefetto di Vicenza Renata Carletti e dal neosindaco di Bassano del Grappa, Elena Pavan. “Il Veneto ha una buona legge per prevenire la violenza di genere –ha premesso l’assessore Lanzarin – e un’ottima rete di strutture e di servizi pubblici e privati per proteggere le donne, con indici di copertura nettamente superiori alla media nazionale: c’è un centro antiviolenza ogni 120 mila donne e un punto di primo ascolto ogni 63 mila donne. Ora il passo successivo, che sta coinvolgendo comuni, distretti e aziende sanitarie, è mettere in rete le esperienze esistenti ed estendere le buone prassi a tutto il territorio regionale, in maniera omogena. Condividere un protocollo comune nel distretto bassanese dell’Ulss Pedemontana significa valorizzare quanto si sta già facendo, dettagliare quali sono i compiti e funzioni dei diversi soggetti coinvolti e aiutare la condivisione di informazioni e azioni, tra pubblico e privato.  Il fine ultimo è aiutare ogni donna in difficoltà a sentirsi accolta e protetta e accompagnarla con il miglior percorso possibile  verso una condizione di serenità e di autonomia”.

La definizione del protocollo degli interventi è previsto dalla legge regionale 5/2013 in materia di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne. La legge disegna un ruolo attivo della Regione del Veneto, impegnandola a  “consolidare ed estendere la rete territoriale istituzionale dei soggetti e dei servizi, favorendo la messa in comune di informazioni, buone pratiche ed esperienze formative attraverso la stipula di accordi tra istituzioni, servizi e soggetti pubblici e privati senza finalità di lucro”.

La sottoscrizione del protocollo territoriale, di validità triennale, vincola alla collaborazione reciproca Ulss, Pronto soccorso, consultori familiari, medici, gestori dei centri antiviolenza, Prefettura, Procura, forze dell’ordine, avvocati, comune di Bassano e Provincia di Vicenza, ufficio scolastico territoriali. “Il Bassanese e l’area della Pedemontana – ha specificato l’assessore – hanno una consolidata esperienza di servizi e iniziative, da Spazio Donna agli operatori appositamente formati del Pronto Soccorso, a favore delle donne e dei minori vittime di violenza.  La responsabilizzazione di tutti i soggetti aderenti aiuta ad avere procedure condivise di reperibilità h 24, modalità comuni di accoglienza e sostegno e di valutazione dei casi, accordi per la copertura dei costi dell’accoglienza e dei percorsi protetti”.

 “Il protocollo di rete – ha concluso l’assessore – aiuta a mette rea sistema e a potenziare la rete regionale degli interventi di prevenzione e contrasto alla violenza di genere, che in Veneto conta 40 centri antiviolenza (tra centri di ascolti, case protette e rifugi di secondo livello),  percorsi di presa in carico per i minori testimoni di violenza (circa 1700 i casi noti ai servizi), inserimento lavorativo, assegnazione di alloggi pubblici e sostegno al reddito per le donne accolte nella rete di protezione, interventi di sensibilizzazione e di educazione, in particolare nelle scuole, formazione capillare per gli operatori dei 47 Pronto Soccorso del Veneto e dei servizi sociosanitari dell’urgenza,  percorsi e centri di recupero anche per gli uomini maltrattanti”.

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