Camerota Festival: Concerto Finale masterclass Valeria Serangeli
Seconda serata venerdì 12 agosto, alle ore 21.30, nell’incantevole cortile del Castello Marchesale di Camerota del cartellone per la IV edizione del Camerota Festival,
allestito dall’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta e diretta dal compositore Leo Cammarano, con il concerto finale della masterclass di clarinetto di Valeria Serangeli, prima parte e solista dell’ Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova. Un evento, questo, sostenuto dal Comune e dalla Pro Loco di Camerota, unitamente al Meeting del Mare, all’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, al Conservatorio di Musica “G. Martucci” di Salerno e al Centro di Musica Contemporanea di Milano, oltre ad un folto cartello di mecenati privati. Si esibiranno i migliori allievi del corso, Elena Bacchiarello, Rosita Cammarano, Gennaro Chirico, Rocco Elefante, Anthony Marotta, Vincenzo Sgueglia, Michela Tuzio, interfacciandosi con la docente. In programma “Il Convegno” di Amilcare Ponchielli, per due clarinetti e pianoforte, una trascrizione dall’originale per banda datato 1857. Pagina di buon gusto, teatrale e virtuosistica, intrisa di effetto, sfociante in quel tipo particolare di “barocchismo” che rivive in tutta l’arte del decadentismo ottocentesco. Si passerà, quindi, ai due Konzertstuck in Fa minore op.113 e in Re Minore op.114 per clarinetto, corno di bassetto e pianoforte, composti da Felix Mendelssohn Bartholdy, tra il 1832 e il 1833 per i due virtuosi del clarinetto Heirich Bärmann e il figlio Carl, nella trascrizione per due clarinetti. Questi sono dei leggeri pezzi virtuosistici con la struttura in tre movimenti (Allegro – adagio – Allegro) propria del concerto strumentale, ma con la differenza che i tre movimenti sono ridimensionati, rispetto a quelli del concerto strumentale solistico, e interconnessi, in modo che si susseguono senza soluzione di continuità. In questi due Konzertstück, Mendelssohn omette la cadenza, che di solito si trova nel concerto strumentale solistico, poiché la giudicò sempre un episodio inutile in quanto, per il suo stesso carattere virtuosistico, avrebbe potuto interrompere la continuità e l’unità del discorso musicale. Gli ampi contrasti di registro tra il clarinetto e il corno di bassetto, le figurazioni brillanti e lo stile cantabile hanno lo scopo di mettere in risalto le qualità tecniche e musicali dei due strumentisti, che qui come in un vero e proprio concerto per strumenti solisti e orchestra, assumono il ruolo di solisti a tutti gli effetti. Si proseguirà con la Sonata per due clarinetti composta da Francis Poulenc nel 1918 e rivista dall’Autore nel 1945: è la prima tra le sonate di Poulenc. Come afferma Darius Milhaud negli Etudes: Poulenc «nella sua musica da camera si rifà al modello della “sonata breve”, come la concepiva Domenico Scarlatti, nella quale tutti gli elementi sono ridotti al minimo». In essa l’autore impiega rudimentali schemi ripetitivi (pattern e ostinati) che radicalizzano questo effetto di “semplificazione” e che nel contempo originano una costante varietà metrica. In questo gruppo di prime opere da camera per fiati è evidente l’impronta di Stravinskij, non solo riferibile all’impiego di formule linguistiche proprie del compositore russo ma anche all’uso di colori e timbri inediti che Stravinskij per primo aveva concepito nel suo trattamento dei fiati. Una pagina che già rileva quell’incontenibile fantasia emotiva, sempre in bilico tra impulsi ritmici e lirismo malinconico, che diverrà un tratto stilistico distintivo della musica di Poulenc. Gran finale con lo splendido suono di Valeria Serangeli che dedicherà al pubblico di Camerota il solo dal III atto de’ “La forza del destino” di Giuseppe Verdi, una pagina che il genio italiano scrisse per il suo amico Ernesto Cavallini, introdotto prima della Romanza di Don Alvaro, che traccia i sentieri della memoria, invasi da una variazione musicale sul tema del Destino.