AL TEATRO NUOVO DI NAPOLI E’ DI SCENA “RITUCCIA”

“Perchè un omaggio a Eduardo? Forse perchè è stato il mio primo incontro con il grande teatro”. E’ proprio da queste parole, prese in prestito da una profonda e appassionata nota dell’autore e regista Fortunato Calvino, che prende vita la sua nuova creazione scenica Rituccia, al debutto, in prima assoluta, lunedì 15 giugno 2015 alle ore 19.00 (in replica il giorno successivo alle ore 21.30) al Teatro Nuovo di Napoli, nell’ambito del Napoli. Teatro Festival Italia 2015.

Presentato da Prospet, l’allestimento vedrà la presenza in scena di Antonella Cioli, Antonella Morea, Laura Borrelli, Rosa Fontanella,Gioia Miale, avvolte dalle musiche di Paolo Coletta, le scene di Paolo Foti, i costumi di Annamaria Morelli e il disegno luci di Renato Esposito.

Dopo la Rituccia bambina in pericolo di morte, nominata ansiosamente nella notte tragica della Napoli milionaria di Eduardo, ritroviamo in scena, ora, la figura di una donna matura, stretta nel nodo di ricordi dolorosi, disposta all’ascolto degli altri e, soprattutto, sensibile a sentimenti di affettuosa umanità.

La Rituccia di Fortunato Calvino è, già, parte dell’esperienza culturale e personale dell’autore. Una prima versione del testo è stata pubblicata inScrittori per Eduardo (Napoli, ESI, 2014, a cura di Patricia Bianchi), in cui Calvino, tra l’altro, racconta del suo incontro folgorante con Eduardo in occasione di una rappresentazione di Napoli milionaria.

“Ho scritto un testo – spiega l’autore e regista partenopeo – che avesse echi lontani di Napoli Milionaria di Eduardo. Al tempo stesso, ho voluto costruire una drammaturgia teatrale che evocasse quel periodo, attraverso la figura di Rituccia, emblema di un paese, e dell’innocenza perduta: con l’orrore, nell’animo e nella mente, di una tragedia umana che non si dimentica”.

La storia di Rituccia, personaggio Eduardiano, è incentrata sulla toccante storia della bambina in Napoli Milionaria, qui ormai anziana, ma ancora traumatizzata dagli orrori della guerra, e, con difficoltà, adattata alle radicali trasformazioni sociali e relazionali del dopoguerra.

Il suo presente è il suo lavoro. La donna collabora con uno studio medico della mutua, consegna ricette, affrontando, ogni giorno,  un’umanità sempre diversa, a volte grottesca, spesso arrogante, dove le guerre non sono finite, forse non finiranno mai.

“Il testo di Eduardo – evidenzia ancora Calvino – credo sia un monito contro ogni guerra, ogni violenza ogni dolore. Il mio testo, dedicato a “Rituccia“, ne ripercorre la vita per in un intervallo temporale che va dal 1942, in cui la bambina aveva cinque anni, fino ai giorni nostri. Una vita la sua, che è stata segnata dal ricordo di una guerra, che sembrava non finire mai”.

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