Agro ambientale e alimentare italiano senza tutela dopo la chiusura del Corpo Forestale dello Stato
Dalle produzioni agroalimentari di qualità arriva un grido d’allarme diventato quotidiano. Imitazioni e contraffazioni minano un comparto che ha fatto della tipicità e della riconoscibilità una vera e propria ragione di vita.
Gli irregolari rubano fatturato e inquinano la riconoscibilità e la bontà dei prodotti. Un settore lasciato in balìa delle onde, soprattutto dopo la “morte” del Corpo Forestale dello Stato.
Negli ultimi anni di vita dello stesso l’azione è stata blanda per poi cessare del tutto dopo l’accorpamento con i carabinieri.
I consorzi di tutela delle piccole e grandi dop ed Igp italiane sono costrette a fare tutto da sole, visto che i nas e i carabinieri intervengono per la maggior parte quando in gioco c’è la salute pubblica. Pur avendo fra le azioni di intervento la semplice tutela dell’immagine dei prodotti, la scarsa attenzione a questo aspetto non consente di tutelare a pieno il consumatore finale.
“La priorità di un prossimo Governo –spiega il professore Vincenzo Peretti, portavoce regionale dei Verdi della Campania- sarà quella di dotare il Paese di una forza di polizia competente, snella e slegata da burocrazia di Corpo capace di intervenire a 360° sul comparto agro-alimentare ed ambientale. Occorre regolamentare quello che già c’è, non servono spese aggiuntive”.
Riprendere quello che un tempo si cercò di fare con il defunto Corpo Forestale dello Stato: “Con l’ex comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato (CFS) Vincenzo Stabile –spiega Vincenzo Peretti, professore del dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni animali della Federico II- di organizzare e formare un comparto interno nazionale specializzato nel settore. Dopo i primi ed importanti risultati regionali e nazionali nei reati agro-ambientali, testimoniati anche da rilevanti operazioni che ancora oggi sono esempio di buon controllo anche per molti Consorzi di Tutela, e soprattutto con il suo pensionamento, il progetto pian piano è caduto nel dimenticatoio. Fino a scomparire del tutto con il passaggio del CFS nei carabinieri per una scelta sbagliata del Governo di riorganizzazione del sistema delle forze di polizia”.
Il comandante Stabile è ricordato per aver intercettato il latte cinese killer, quello contaminato alla Melamina, che dopo aver mietuto vittime in Asia era arrivato fino al porto di Napoli.
Con l’operazione “Lanterne Rosse” furono anche bloccati più di 100 chili di tè cinese al latte, 90 chili di papaia cinese al latte e 7 chili di zampe di gallina, di cui all’epoca era vietata l’importazione perché a rischio di influenza aviaria. Sequestrati anche 40 chili di datteri di mare made in Napoli, destinati all’esportazione in Cina. Degne di nota altre azioni anti contraffazione in aiuto del Limone di Sorrento, del Provolone del Monaco Dop e della mozzarella di Bufala Campana Dop. Come ha ricordato lo stesso comandante Stabile nel suo libro “La Forestale tradita”.
Oggi le aziende pagano lo scotto di non avere più una struttura che lavora in quella direzione. L’ultimo esempio è il grido d’allarme del Grana Padano, sempre più imitato e con un prezzo finale in calo costante: “Chiudere il CSF non è stata una buona idea ma oggi sarebbe improponibile istituire la stessa struttura, viste anche le difficoltà riscontrate molto prima del passaggio ai Carabinieri. Ancora una volta sono gli uomini e non le strutture a far diventare grandi le idee e partendo dalla necessità di dare vita ad un Corpo che possa essere utilizzato quotidianamente allo scopo e non soltanto per azioni sporadiche che hanno un impatto più mediatico che economico. Occorre occuparsi seriamente della tutela dell’ambiente e della difesa dell’enorme patrimonio di eccellenza agro-alimentare italiano. Il prossimo Governo dovrebbe impegnarsi a dar vita, magari a cavallo tra Ministero Ambiente e Agricoltura, ad una forza che parti dall’accorpamento di quelle risorse di competenza dell’ex CFS, al personale dell’ICQRF fino al personale forestale presente in tutte le Regioni italiane”.
Un progetto che con un po’ di attenzione potrebbe essere facilmente realizzato e non restare solo un sogno conclude Vincenzo Peretti: “Creare un nuova struttura di controllo capace di monitorare e tutelare tutti gli aspetti che vanno dalla salvaguardia ambientale fino alle piccole e tante contraffazioni presenti ad esempio nei menù di tante attività gastronomiche nazionali. Fiore all’occhiello sarebbe anche potenziare la collaborazione con le altre polizie mondiali per la salvaguardia anche dei tanti falsi o sofisticati prodotti made in Italy che arrivano dall’estero”.
Fuori Italia, ma soprattutto al di fuori dell’Unione europea, è molto più difficile proteggere le produzioni italiane da queste imitazioni, che nel complesso valgono migliaia di miliardi. Il Reggianito argentino, la pasta Teresa, il formaggio Cambonzola e l’olio d’oliva “Fra Diavolo” sono solo alcuni dei tesori della tavola italiana che vengono imitati all’estero.