L’EDITOREEL: Italia divisa in due sull’abbigliamento al mare
Se, come sostiene la sindaca di Monfalcone, “chi viene da realtà diverse dalla nostra ha l’obbligo di rispettare le regole e i costumi locali”, allora perché in altri Comuni hanno deciso di multare chi gira seminudo per le vie degli stabilimenti balneari?
Ha fatto discutere il divieto ai Burkini della sindaca di Monfalcone, in provincia di Gorizia.
Il riferimento è alle donne musulmane che fanno il bagno a Marina Julia completamente coperte da questo tipo di costume che secondo la prima cittadina è indecoroso e non igienico.
E da quando è indecoroso l’essere vestiti al mare?
Anzi, ora che ci penso, mi vengono in mente alcune compagne di adolescenza che per timidezza o bassa stima di se stesse, sentimento tipico a quella età, facevano il bagno mantenendo la t-shirt sul costume. All’epoca, parlo degli anni ‘80, nessuno si è mai lamentato o lo ha considerato indecoroso.
E forse sarebbero ben lieti di avere ospiti di questo tipo a San Vito lo Capo, a Tropea o a Chioggia, solo per citare alcuni dei comuni che invece hanno dichiarato guerra, a suon di contravvenzioni, a chi gira in costume, o a torso nudo, e ciabatte lungo le vie degli stabilimenti balneari.
Riguardo all’igiene poi….da quando è il tessuto che si indossa ad inquinare e non tutto quello che si lascia in mare?
Se, come sostiene la sindaca di Monfalcone, “chi viene da realtà diverse dalla nostra ha l’obbligo di rispettare le regole e i costumi locali”, allora perché multare chi gira semi nudo per strada?
Insomma, si tratta di rispetto o di razzismo?
L’editoreel è la rubrica di Katiuscia Laneri, fondatrice e direttrice di questa testata giornalistica, pensata per i social media con l’ obiettivo di riportare brevi considerazioni e pensieri personali in una nuova e più moderna modalità di comunicazione.