ELISA FORTE SCEGLIE UN TESTO DI ANTONIO MOCCIOLA PER IL SUO DEBUTTO ALLA REGIA

Debutto alla regia per l’attrice Elisa Forte, in data unica al Teatro Lo Spazio di Roma, su un testo di Antonio Mocciola ed interpretato da Giulia Curti, Francesco Sciascia e Lorenzo Mangano. Le feroci dinamiche di tre amici, ex compagni di scuola, nel chiuso di una baita di montagna; tra ripicche, rivelazioni e prese di coscienza.

Tre amici in gita: una giovane coppia insieme ad uno storico amico dai tempi della scuola, in una baita di montagna, per uno scenario che ben presto perde subito il suo carattere vacanziero per sfociare in una serie di amare rivelazioni che dissolveranno via via gli apparenti equilibri, amicali e non, del terzetto.
ELISA FORTE SCEGLIE UN TESTO DI ANTONIO MOCCIOLA PER IL SUO DEBUTTO ALLA REGIANon ha scelto un testo facile l’attrice Elisa Forte per il suo debutto alla regia, perché il bel copione scritto da Antonio Mocciola – citazione di una lettera di Oscar Wilde, amara e dall’ironia sempre più esausta – è duro e feroce, e non fa sconti né sul piano dell’intensità né su quello dell’incisività. La patina romantica e sensuale con cui la coppia ci viene presentata lascia ben presto il posto, complice uno scherzo crudele nei confronti del terzo incomodo, ad una vendetta che costringerà i tre personaggi ad una lucida quanto progressiva presa di coscienza, sia verso sé stessi che nei confronti dei rapporti di ciascuno con gli altri due; per condurre poi tutti ad un finale tanto liberatorio quanto inevitabile.
ELISA FORTE SCEGLIE UN TESTO DI ANTONIO MOCCIOLA PER IL SUO DEBUTTO ALLA REGIABravissimo Francesco Sciascia nel rendere la trasformazione del suo personaggio, che passa dall’impaccio e dalla timidezza iniziali ad una efficace caratterizzazione di chi, portato suo malgrado al limite della sopportazione, reagisce alla violenza, non prima di aver preso coscienza del proprio sé e dei propri sentimenti. Poi, usando lo strumento fino ad allora subito, quello della costrizione (che alla fine si rivela essere terapeutico) spinge gli altri due ad intraprendere lo stesso percorso, affrontando anch’essi un processo di autoanalisi e facendo sì che ciascuno faccia i conti con la propria verità.
ELISA FORTE SCEGLIE UN TESTO DI ANTONIO MOCCIOLA PER IL SUO DEBUTTO ALLA REGIAUna verità che risulterà essere molto diversa dall’apparenza di una coppia giovane ed innamorata: i due co-protagonisti, messi a nudo esplicitamente e simbolicamente l’uno verso l’altro, non potranno che prendere atto di una distanza, di una separazione, che fino a quel momento si erano ostentatamente rifiutati di riconoscere. I conti in sospeso del terzetto vengono regolati con prepotenza e rancore, attraverso una dinamica di scambio dei ruoli tra vittima e carnefice che mette in scena, per usare le parole della regista, una “carneficina di cuori [che] si legano e slegano, si umiliano, si passano il potere, si curano, distruggono loro stessi e gli altri per trovare consapevolezza, si uccidono per tornare a vivere. Soffocare il dolore emotivo vuol dire nutrirlo, farlo diventare feroce e incontrollabile“.
ELISA FORTE SCEGLIE UN TESTO DI ANTONIO MOCCIOLA PER IL SUO DEBUTTO ALLA REGIAUn lavoro compatto, che dura poco meno di un’ora, e che di sicuro non lascia indifferenti; se i dialoghi sono ineccepibili, la messa in scena manca un po’ di ritmo in alcuni passaggi, e nel complesso soffre per la mancanza di esperienza di Giulia Curti, alle prese con un ruolo che ci è parso più grande di lei. Ma le potenzialità ci sono, il messaggio complessivamente arriva, e con le opportune limature nei punti giusti ci sono tutte le premesse per raggiungere risultati notevoli; i debutti, del resto, hanno proprio questo fine.
E’ un velo la tenda di mezzanotte, quel velo che si chiude a tarda sera per oscurare e proteggere i propri segreti; sulla scena, è la tenda di fortuna allestita per separare il letto della coppia dallo spazio dell’altro, un velo che nel finale viene squarciato: il bravo Lorenzo Mangano lo strappa e lo getta a terra, perché non c’è più nulla da nascondere o dietro cui nascondersi. Per lui come per gli altri due, il tempo di dismettere una vita condotta nella finzione e nella superficialità è infatti giunto.

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