AFFETTO E RIPICCHE TRA MADRE E FIGLIA IN SCENA AL COMETA OFF

Fino al 12 febbraio c’è una bellissima combinazione di pathos e dolcezza sul palco del Cometa Off di Roma, dove le bravissime Beatrice Fazi e Marina Zanchi danno voce e corpo a “Il più bell’addio”, scritto e diretto da Pierpaolo Palladino.

C’è una bellissima combinazione di pathos e dolcezza sul palco del Cometa Off, dove le bravissime Beatrice Fazi e Marina Zanchi danno voce e corpo a “Il più bell’addio”, scritto e diretto da Pierpaolo Palladino, con musiche originali di Pino Cangialosi, costumi e scenografia a cura di Alessia Sambrini, vincitore nel 2020 del premio Calcante SIAD.

AFFETTO E RIPICCHE TRA MADRE E FIGLIA IN SCENA AL COMETA OFFSi tratta di un testo delicato e poetico che, navigando tra realtà e immaginazione ed affidandosi a dialoghi serrati, affronta il rapporto fra una madre vedova e la sua figlia cinquantenne separata e senza figli, che convivono un po’ per scelta un po’ per necessità. Legate da un affetto indissolubile, le due donne condividono un quotidiano fatto di memorie agrodolci e vivaci battibecchi, rinfacciandosi l’un l’altra le scelte fatte o non fatte, in un continuo alternarsi di conflitti e riappacificazioni che parte da un oggi indefinito e che finisce con l’abbracciare l’intero percorso di vita di entrambe.

AFFETTO E RIPICCHE TRA MADRE E FIGLIA IN SCENA AL COMETA OFFSi ride spesso, per le frecciatine, i dispetti, le allusioni; ma si vive la vicenda anche con molta passione perché il testo, con grande abilità, riveste di una patina godibile e divertente un duro nocciolo composto di amarezza e dolore. Starà poi alla sensibilità personale di ciascuno spettatore filtrare a proprio modo lo spettacolo, facendo sì che a lasciare più tracce nella memoria sia la chiave tragica oppure quella da commedia dello spettacolo; entrambe, in ogni caso rese in maniera eccellente da due interpreti perfettamente in parte ed in pieno controllo dei tempi, con una nota di plauso alla passionale intensità di Fazi nelle scene più forti.

AFFETTO E RIPICCHE TRA MADRE E FIGLIA IN SCENA AL COMETA OFFLa figlia accusa la madre di preferire Paolo: il figlio maschio, brillante ingegnere che si è laureato, ha fatto carriera, ed ha persino trovato il lavoro alla sorella; la madre, dal canto suo, fatica ad accettare la condizione di Angela, ora single perché dopo essere passata per un marito infedele non ha alcuna voglia di legarsi ad un anziano avvocato vicino di casa (e con cui la madre vorrebbe tanto che si sistemasse), rinunciando ad ogni velleità di vita sociale. Non ci sono esplicite presenze maschili in scena, perché sarebbero superflue: queste figure sono però richiamate e tratteggiate con efficacia, e ben assolvono al compito di muovere la vicenda quando serve, dando al testo gli spunti necessari per affrontare i vari nodi del rapporto tra le due donne lungo l’arco narrativo.

Assistiamo così, tra una risata ed un sorriso amaro, ad un continuo botta e risposta che di fatto costituisce il tentativo della figlia di risolvere una volta per tutte il suo rapporto con la madre, trovando finalmente un equilibrio ed una pace interiore grazie alla presa di coscienza ed all’accettazione di quelle verità che hanno avuto bisogno del loro tempo per venir fuori ed essere assorbite, e sulle quali non diciamo più nulla per non rovinare la sorpresa allo spettatore.

AFFETTO E RIPICCHE TRA MADRE E FIGLIA IN SCENA AL COMETA OFF

Il vittimismo di Angela è il segno che manifesta in realtà la forza e l’esclusività del suo amore verso la madre; quest’ultima, in un gioco di rimpiattino verbale frizzante e che alterna ilarità e cattiverie, punzecchia e provoca la figlia, generando battibecchi su piccole e grandi cose – dal come si friggono le melanzane a come è stata gestita l’azienda di famiglia dopo la morte del padre – che sono le maschere dietro le quali si sviluppa e si dipana il lungo addio cui il titolo si riferisce. Un lungo addio che, una volta giunto a compimento, darà ad Angela la pace che merita e che cercava, dopo poco più di un’ora tra lacrime e sorrisi, abbracci e sfuriate.

 

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