Pizzaioli a confronto sulle certificazioni

Si è tenuta all’hotel Oriente di Napoli, una assise promossa dall’APN (Associazione Pizzaiuoli Napoletani), per la costruzione di un fronte comune dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del Regolamento che riporta l’iscrizione della pizza napoletana nel registro delle Specialità Tradizionali Garantite “con riserva del nome”.

Dall’entrata in vigore del regolamento solo le pizze che rispettano tutti i parametri e le procedure del disciplinare Stg (Specialità Tradizionale Garantita) potranno chiamare il proprio prodotto “Pizza Napoletana”, tutte le altre saranno solo generiche pizze.
Il rischio sullo sfondo è che qualunque pizzaiolo d’Europa certificato stg possa sfornare e servire la “pizza napoletana” mentre i tantissimi pizzaiuoli napoletani nati e cresciuti all’ombra del Vesuvio ed eredi della tradizione e dell’arte del pizzaiuolo ma non dotati della certificazione non potranno farlo.
Significa che in pizzeria non potranno più fregiarsi del nome pizzeria napoletana in assenza del rispetto dei canoni della stg, un disciplinare per il quale si dovrà essere certificati.

L’assemblea promossa dall’Associazione pizzaioli napoletani presieduta da Sergio Miccù allargata anche all’Associazione pizzeria verace napoletana presieduta da Antonio Pace insieme con il presidente dell’Unione pizzerie e storiche centenarie Salvatore Grasso, è servita ad un confronto e ad una discussione.

Ne è uscito un percorso di maggiore tutela e di rafforzamento del brand pizzeria napoletana in due step il primo, la certificazione in cui le due associazioni promotrici, pizzaioli napoletani e verace ascolteranno le proposte dei tre enti certificatori per vedere qual è la strada più conveniente, l’ultimo step sarà la formazione di un consorzio per la pizza napoletana stg, e si andrà molto probabilmente verso la differenziazione da una parte la pizza normale, dall’altro la pizza napoletana stg certificata.

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