“La serva padrona” al teatro dei Ginnasi di Roma

"La serva padrona" al teatro dei Ginnasi di RomaComposta a soli 22 anni da Giovan Battista Pergolesi, ed eseguita per la prima volta a Napoli nel 1733, “La Serva Padrona” è una delle opere buffe più famose, molto più conosciuta dell’opera (seria) di cui costituiva un semplice intermezzo, “Il prigionier superbo”. A portarla in scena domenica 27 marzo, al Teatro dei Ginnasi in Roma, sono stati Isidora Moles (nella parte di Serpina), Arturo Espinosa (Uberto) ed Ilario Crudetti (Vespone), con la direzione musicale di Lorenzo Porzio e la regia di Yuri Napoli.

Serpina, servetta bella ed indomita, con la sua volontà e la sua determinazione riuscirà infine a farsi

"La serva padrona" al teatro dei Ginnasi di Roma

sposare da Uberto, padrone scapolo all’apparenza burbero ma dal cuore gentile; e per riuscirci dovrà ingannarlo, facendogli credere di aver trovato un potenziale marito (Vespone, travestito da improbabile uomo d’armi). Una trama semplice arricchita da schermaglie verbali divertenti e frizzanti, con il contorno di Vespone – davvero esilarante nell’interpretazione di Crudetti – servo anche lui come Serpina, muto ma non sciocco, e pronto ad aiutarla nel momento del bisogno. Il tutto, ovviamente, impreziosito dai motivi e dalle melodie del Pergolesi, “naturali e piacevoli” per riprendere il giudizio espresso a suo tempo da Rousseau e che trova conferma ancora oggi, quasi tre secoli dopo.

Il talento degli interpreti (attori e musicisti), unito alla qualità di scene e costumi ed alla cura della messa in scena, che si poggia su una regia attenta ed equilibrata, ha avuto come risultato uno spettacolo di ottimo livello, molto ben accolto dal numeroso pubblico presente: divertito dalla trama, esaltato dalle performance canore e recitative degli interpreti, appagato dal piacevole lieto fine – che trasforma un padrone in servo, e due servi in due padroni – e dal poter finalmente riassaporare il piacere di un evento artistico in un teatro pieno. Rivive Serpina, che corona il suo sogno d’amore ma soprattutto di libertà, e rivive l’arte, a cui viene restituita una componente essenziale: il pubblico.

"La serva padrona" al teatro dei Ginnasi di Roma

 

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