100 anni dopo “Il monello” di Chaplin emoziona ancora

Il pubblico del 2021 può ancora ridere e commuoversi alla proiezione di un film muto che ha appena compiuto un secolo? Certamente sì, se il film è un capolavoro quale “Il monello”, scritto e diretto da Charlie Chaplin nel 1921, ma musicato solo mezzo secolo dopo, dallo stesso Chaplin.

Ed è stato in occasione dell’anniversario dei cento anni di vita che l’Associazione Culturale Orchestra Italiana del Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura e in collaborazione con Charlie ChaplinTM ©Bubbles Incorporates S.A., ha organizzato tre appuntamenti al Teatro Parioli, a Roma, con la proiezione del film; proiezione abbinata all’esecuzione dal vivo della colonna sonora originale, arrangiata ed eseguita al pianoforte da Maude Nelissen, che ha lavorato a stretto contatto con Eric James, l’ultimo arrangiatore delle musiche di Chaplin.

100 anni dopo "Il monello" di Chaplin emoziona ancora

La colonna sonora fu composta da Chaplin nel 1971, a 50 anni esatti dall’uscita del film: l’autore aveva infatti deciso di tagliare alcune scene che riteneva superate dal tempo, e di dare un respiro musicale più ampio all’opera; dunque compose diciotto movimenti e affidò al suo fedele collaboratore Eric James il compito di trascriverli sul pentagramma. A orchestrare le musiche e dirigere la sessione di registrazione fu invece l’arrangiatore e compositore inglese Eric Rogers. La prima del film con la nuova colonna sonora avvenne al Lincoln Center di New York, la sera del 4 aprile 1971. Pochi giorni dopo, Chaplin fu insignito del premio Oscar alla carriera.

100 anni dopo "Il monello" di Chaplin emoziona ancora“Il monello” (“The kid”, in originale”) fu presentato ufficialmente al pubblico nel gennaio del 1921 a Chicago; in Italia arrivò due anni dopo. Si tratta del primo lungometraggio di Chaplin, e non è privo di elementi autobiografici, visto che poco prima di iniziare a girare lo stesso Chaplin aveva perso il suo primo figlio (deceduto a soli tre giorni di vita), senza contare che egli stesso, da bambino, aveva vissuto per due anni in un orfanotrofio (non da orfano: la madre era in ospedale per delle cure psichiatriche). Del resto, la soffitta in cui vivono i due protagonisti del film è una replica di quella dove, a Londra, Chaplin aveva vissuto, al n. 3 di Pownall Terrace nel quartiere londinese di Kennington, e che aveva sempre definito “l’apice della mia povertà”.

La forza di un film quale “Il Monello” è molteplice, perché nella pellicola si intrecciano temi sociali ancora attuali (la povertà, l’abbandono, l’assenza di uno stato sociale che si occupi dei più disagiati) ad intermezzi comici che ancora oggi divertono perché sono basati sui meccanismi fondanti della comicità slapstick e, non c’è bisogno di dirlo, sono messi in scena con maestria e talento da quel gigante che è stato Chaplin: la sua fisicità, i suoi tempi perfetti, la precisa costruzione e gestione di ogni singola gag risultano infallibili.Inoltre, prima del finale c’è una splendida sequenza dal taglio onirico, incredibilmente moderna per l’epoca, la quale non fa che arricchire l’esperienza dello spettatore.

100 anni dopo "Il monello" di Chaplin emoziona ancoraE se quanto proiettato sullo schermo funziona ancora così bene, è anche grazie alla performance dal vivo di Maude Nelissen. La musicista neerlandese ha una solida esperienza nel campo dell’accompagnamento musicale ai film muti, e la sua esecuzione durante la proiezione del film non solo ne arricchisce, ma completa la fruizione, rendendola coerente con la nuova concezione della pellicola da parte di Chaplin.
Il tutto è stato reso ancora più interessante da un breve intervento che ha preceduto la proiezione, nel quale la Nelissen ha potuto raccontare al pubblico come sia arrivata a lavorare con l’ultimo arrangiatore di Chaplin, e quale sia l’importanza dell’accompagnamento musicale per un film muto. Poi si sono spente le luci, è ci è stato fatto dono di un’esperienza visiva e sonora appagante come poche, che conferma a distanza di un secolo il genio del grande cineasta britannico. Per usare le parole di Federico Fellini, “Chaplin è stato Adamo, un progenitore: discendiamo tutti da lui”.

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