Il fotovoltaico registra il primato green

Il 2019 è stato inaugurato “con il botto”, ma non stiamo parlando dei tradizionali festeggiamenti di Capodanno, quanto piuttosto della produzione di energia pulita.

Dal 26 dicembre al 4 gennaio, infatti, l’Europa ha alzato la sua personale “coppa del mondo – green”, facendo registrare il record storico del 22,7% di elettricità ottenuta da fonte eolica, con una produzione in grado di coprire il fabbisogno energetico di circa 160 milioni di famiglie e il 61% della domanda. Se, come recita il detto, “il buongiorno si vede dal mattino”, il 2020 sarà l’alba di una nuova era, in cui l’umanità potrà finalmente iniziare a sperare in una “rinascita verde”, fatta di energia rinnovabile e di un’aria sempre più respirabile.

In particolare, il 26 dicembre 2019 è stata raddoppiata e superata la media giornaliera dello scorso anno, con l’energia eolica che ha coperto il 22,3% dei consumi elettrici comunitari. Ma anche nei giorni immediatamente precedenti a Santo Stefano si è assistito a un’ottima produzione degli aero-generatori europei, le cosiddette “pale eoliche” progettate per sfruttare l’energia cinetica contenuta nel vento. Questa crescita, che vede la produzione elettrica eolica come seconda fonte di energia Ue, dietro solo al nucleare, ha poi visto un nuovo picco nei primi giorni di gennaio, arrivando a far registrare un nuovo primato. In base ai dati di WindEurope (associazione non-profit e non governativa che annovera tra i suoi membri molte società nazionali, compagnie e organizzazioni operanti nel settore eolico, ndr), che quotidianamente pubblica le statistiche dell’energia del vento nel vecchio continente, la giornata di mercoledì 3 gennaio ha fatto segnare anche due record eolici nazionali: in Germania, dove con 925,3 GWh è stato soddisfatto il 60% del consumo di elettricità, e in Francia, dove con 218 GWh l’energia dal vento ha coperto il 14,6% della domanda. L’energia eolica, dunque, continua la sua crescita tanto che, secondo le stime della stessa associazione, nel 2030 arriverà a coprire addirittura il 29,6 per cento dei consumi dell’Ue, rendendo sempre più concreto il sogno di una produzione energetica ricavata al 100% da fonti rinnovabili. Secondo il rapporto Wind Power Outlook 2019 della società di consulenza Make, entro il 2026 la Cina sarà l’unica regione con una capacità eolica più elevata rispetto l’Ue. Questa crescita sarà supportata da quasi tutti gli stati europei, ma lo sforzo maggiore si concentrerà in pochi mercati e nello specifico in Germania, Regno Unito e Francia.

Pale eoliche in Italia che fanno registrare nuovi primati nazionale in Europa al Belpaese
Pale eoliche in Italia che fanno registrare nuovi primati nazionale in Europa al Belpaese

Come si comporta l’Italia? Nella classifica dei paesi europei con la maggiore produzione eolica, il bel Paese si è posizionato al quinto posto, soddisfacendo, grazie al vento, il 14,5% della domanda di energia. Davanti all’Italia si posizionano Germania, leader del settore, ma anche Spagna, Francia e Regno Unito. L’eolico italiano, quindi, deve ancora crescere ma ci sono ci sono tutte le potenzialità perché questo accada. Un primo passo per favorire lo sviluppo potrebbe essere il repowering dei primi impianti realizzati, un processo che consiste nel modificare la fonte energetica di un sistema allo scopo di aumentarne efficienza e potenza. Nel frattempo, l’ANEV, Associazione nazionale energia del vento, sta richiamando l’attenzione delle istituzioni e dei ministeri competenti sull’urgenza nell’emanazione del “Decreto Rinnovabili” per il periodo 2018-2020. «L’energia eolica» – riferisce ’associazione – «dimostra di giorno in giorno di essere una fonte rinnovabile pulita, rispettosa dell’ambiente, in grado di migliorare la bilancia commerciale dei Paesi e di creare posti di lavoro. È inoltre il principale strumento nella lotta ai cambiamenti climatici contro i quali tutti i Paesi si stanno impegnando. È in ballo il futuro dei nostri figli e non possiamo farci sfuggire questa opportunità»,

Se il futuro chiama il pianeta terra deve tenersi pronto a rispondere: i dati incoraggianti non bastano, servono lavoro e sforzo collettivo.

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