Bitcoin la nuova Camorra 2.0? “No, Finanza 2.0” dice Sicignano

In questa situazione di insicurezza generale, una voce fuori dal coro viene da Gaspare Jucan Sicignano, ricercatore napoletano in diritto penale presso ’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, autore del libro “Bitcoin e riciclaggio”.

Il Bitcoin rappresenta uno dei fenomeni più discussi e innovativi degli ultimissimi anni: si tratta di una moneta virtuale o criptovaluta creata nel 2009 con delle potenzialità enormi, utilizzabile in maniera quasi istantanea, senza l’ausilio di alcun istituto finanziario. Negli ultimi tempi si è diffusa a macchia d’olio per le sue modalità di determinazione di valore, unicamente dipendente dalla leva domanda-offerta: esso, infatti, utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni, ma sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali, come la generazione di nuova moneta e l’attribuzione della sua proprietà. Tuttavia, la struttura peer-to-peer della rete Bitcoin, e la mancanza di un ente centrale, rende impossibile a qualunque autorità governativa il blocco dei trasferimenti, il sequestro o la svalutazione della moneta: questo ha lanciato un allarme decisivo sul rischio di un suo utilizzo a fini di riciclaggio, con denaro di provenienza illecita, senza possibilità di sanzioni dalla disciplina penalistica antiriciclaggio. Queste incertezze hanno manifestato le proprie basi di preoccupazione soprattutto nelle istituzioni finanziarie del mondo, combattute tra il regolamentarle o addirittura vietarle. Una di queste è stata l’Unione europea, che ha recentemente adottato con la Commissione Juncker una direttiva antiriciclaggio con lo scopo di sanzionare possibili utilizzi illeciti delle criptovalute.

In questa situazione di insicurezza generale, una voce fuori dal coro viene da Gaspare Jucan Sicignano, ricercatore napoletano in diritto penale presso ’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, autore del libro “Bitcoin e riciclaggio”. Secondo Sicignano ‹‹con i Bitcoin non vi è alcun rischio o pericolo di riciclaggio››, ma anzi, attraverso essi si è addirittura in grado di ‹‹scongiurare operazioni di riutilizzo illegale di denaro››. Lo studio di Sicignano sembra smentire le istituzioni finanziarie escludendo questa pericolosa connessione tra bitcoin e riciclaggio in quanto ‹‹tutte le transazioni in bitcoin sono pubbliche››, contenute cioè in un database distribuito liberamente e accessibile a tutti: chiunque può controllare gli scambi e gli accordi presi, così come chiunque può scoprire il report storico di qualsiasi transazione. Secondo gli studi del ricercatori partenopeo, quindi, i Bitcoin non solo favoriscono trasparenza, ma evitano anche riciclaggio e corruzione: ‹‹se l’economia fosse organizzata tutta attraverso questa criptovaluta››, afferma proprio Sicignano, ‹‹i controlli di finanza avrebbero vita facile, mentre la criminalità subirebbe una grossa battuta d’arresto››. Un’affermazione pesante, che però non spaventa Sicignano nel momento stesso in cui la certezza di tracciabilità e trasparenza prendono il sopravvento sulla corruzione stessa: ‹‹ben pochi pubblici ufficiali correrebbero il rischio di strumentalizzare la propria funzione per una ricompensa economica››, continua, rimarcando come la vecchia scuola del “segui il denaro e troverai la mafia” Falconiano sarebbe inapplicabile in questo senso.

Le istituzioni finanziarie ringraziano, i criminali ricevono una battuta d'arresto
Le istituzioni finanziarie ringraziano, i criminali ricevono una battuta d’arresto

È possibile, infatti, controllare persino vari portafogli ed il percorso che i Bitcoin hanno compiuto per arrivare in una determinata destinazione: ‹‹è vero che l’indirizzo a cui è collegato un determinato portafoglio Bitcoin è anonimo››, afferma Sicignano, ma questo di trasforma immediatamente in un “finto problema” nel momento in cui l’utente anonimo può essere comunque identificato ‹‹mediante tecniche di digital forensic››, risalendo a coloro dietro cui si celano i proprietari sconosciuti. Una volta identificato, poi, la piattaforma si rileva uno strumento incredibilmente trasparente, fornendo indicazioni precise su tutte le attività poste in essere da un determinato soggetto e ‹‹limitando l’anonimato››: la gran parte dei Bitcoin Exchange internazionali, infatti, richiede identificazione degli autori, obblio richiesto espressamente dalla recente normativa antiriciclaggio passata ultimamente al Parlamento europeo.

A chi dice che i Bitcoin rappresenteranno la nuova Camorra 2.0, pertanto, Sicignano risponderà con un asso di cuori a forma di grifone, simbolo della Finanza 2.0. Un asso, che, mai come stavolta, è davvero un “pigliatutto”.

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