DIFESA DEL SUOLO. CONVEGNO A MARGHERA

“Dire “Mai più!” è una provocazione. Il rischio zero in materia di sicurezza idraulica non esiste. Ma si deve imparare dagli errori del passato per ridurre il più possibile l’indice di rischio. Non si può costruire dappertutto, perché l’idraulica segue le leggi della fisica, non le norme urbanistiche e in questo senso occorre maggior senso di responsabilità da parte di amministratori e tecnici”.

E’ il richiamo espresso dall’assessore regionale alla difesa del suolo Gianpaolo Bottacin a conclusione dei lavori del convegno “Mai più! Verso un’idraulica responsabile” che si è tenuto ieri pomeriggio a Marghera (Venezia), per iniziativa della Regione del Veneto in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Venezia, per approfondire una serie di tematiche idrauliche a cinquant’anni dall’alluvione del ’66.

“Per decenni non è stato fatto praticamente più nulla; basti pensare che l’invaso di Montebello risale al 1926 – ha sottolineato Bottacin – ma a partire dall’alluvione del 2010 si è cambiato passo e la Regione si è dotata di un piano complessivo che prevede opere per 2,7 miliardi di euro. Una cifra esorbitante per le risorse regionali, ma abbiamo comunque dato avvio agli interventi: fino ad oggi sono stati aperti 925 cantieri per un impegno finanziario di 911 milioni. Tutte opere forse meno visibili di altre, ma che hanno contribuito ad aumentare la sicurezza sul territorio”.

“Oltre al problema delle risorse – ha concluso l’assessore – l’altro grande ostacolo alla realizzazione di queste opere, che devono essere considerate una priorità, è la burocrazia. Deve essere resa meno impattante, anche a costo di scontrarci su questo con l’Unione Europea. Al primo posto viene la sicurezza degli esseri umani, poi tutto il resto”.

Nel corso del convegno i referenti delle diverse strutture regionali competenti per materia hanno illustrato l’insieme degli interventi realizzati e quelli in corso d’opera e in attesa di finanziamento, tra cui 14 bacini di laminazione per un importo previsto di oltre 411 milioni. Quello di Caldogno (40 milioni di spesa) è stato inaugurato proprio mercoledì scorso e il percorso realizzativo è stato illustrato dall’ing. Massimo Coccato (Beta Studio Srl), dopo l’intervento del dirigente dell’Autorità di Bacino Alpi Orientali Francesco Baruffi, incentrato sul piano di gestione delle alluvioni in attuazione della Direttiva 2007/60.

Hanno concluso la serie delle relazioni gli interventi di alcuni docenti dell’Università di Padova, a partire dal professore emerito Luigi D’Alpaos, che ha fatto da supervisore del piano della Regione per la definizione degli interventi da attuare per ridurre il più possibile il rischio idraulico e geologico nel territorio veneto. Il prof. Piero Ruol ha invece toccato il tema della vulnerabilità della costa veneta, presentando le linee guida messe a punto per conto della Regione per un piano decennale di difesa dei litorali dall’erosione. Infine, il prof. Paolo Simonini ha parlato delle esperienze di applicazione della modellazione geotecnica per analizzare il comportamento degli argini fluviali, soprattutto in caso di piena.

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