La Nunziata di Castro

A beneficio dei non indigeni, nel titolo delle presenti note è riportato un nome proprio di persona, abbreviativo diminutivo di quello ufficiale e completo di battesimo, a sua volta ispirato dalla devozione verso la Madonna protettrice del luogo, circostanza, quest’ultima, che lo fa trovare assai diffuso anche adesso.
Ad ogni modo, la figura femminile che, nella specifica fattispecie, lo porta e cui s’intende riferirsi, è a tutti nota esclusivamente con detto appellativo.
Per parte mia, ho preso a conoscere Nunziata circa sessant’anni fa, quando a un suo fratello, Benedetto, di mestiere elettricista e perciò detto mesciu Tettu, capitava di giocare qualche partita di pallone, da aggregato o da avversario, unitamente alla squadra di noi ragazzi marittimesi.
La donna, alta e, al contrario del germano, di taglia solida e formosa, è da sempre contrassegnata da una carnagione scura, il suo volto aperto e simpatico sembra quasi abbrustolito dai raggi del sole, e ciò, forse, per via delle lunghe stagioni trascorse lavorando all’aria aperta.
A proposito di attività, Nunziata, per decenni, si è interessata della vendita di frutta e verdura, con la sua baracca piantata e dischiusa, dalla primavera all’inizio autunno, nella piazza della Marina, di fronte alla rotonda. Un personaggio familiare, quindi, non solo per i compaesani, ma pure agli occhi dei turisti e villeggianti abituali e/o di passaggio.
Poi, con il progredire dell’età, a un certo punto, la nostra amica si è determinata a lasciare il suo commercio a un figlio e alla nuora e lei s’è ritirata, stanzialmente, a Castro alta, nel cuore del borgo, ossia a dire nella bella piazza Vittoria, delimitata, su un lato, dalla magnifica ex cattedrale.
Così, divenendo un punto d’indicazione inconfondibile, sempre presente, lì, la Nunziata, la scorgi subito, in tutte le stagioni, vuoi sotto il solleone, vuoi in pieno inverno, quando, peraltro, in quell’angolo protetto dai venti, non si soffre minimamente il freddo e, anzi, specie se le giornate sono serene, si gode da Dio a sostare seduti su una panchina o semplicemente sul bordo del marciapiedi.
Di conseguenza, non v’è personaggio, del cinema o dello spettacolo o della cultura, che, arrivando a Castro, non si sia imbattuto, magari per un solo momento, nella residente in questione, la quale, per la verità e per innata dote d’empatia, non lesina ad alcuno, potrebbe essere anche il Presidente la Repubblica, immediati sentimenti e segni d’accoglienza, cordialità e gentilezza.
In qualche caso, rispondendo a domande e rilasciando interviste su Castro, sull’aspetto e sull’anima della cittadina in tempi lontani e quali affiorano oggi. Insomma, per qualsivoglia informazione o notizia, Nunziata è all’altezza e soddisfa.
Da quando ha cessato il lavoro attivo, il soggetto di che trattasi trae i mezzi per sostenersi unicamente dalla pensione, che, a quanto sembra, s’aggirerebbe intorno ai quattrocento euro al mese.
Con un’entrata così esigua, ella vive in un locale scantinato, sì, una vera e propria cantina nel sottosuolo di piazza Vittoria adattata ad uso abitazione, appena un vano vero e propri. In più, per accedervi, dalla superficie della piazza, bisogna percorrere quattro o cinque scalini, esercizio che, per una persona ultraottantenne e dal fisico anche appesantito, non deve essere agevole e da compiersi disinvoltamente,
Tant’è che, negli ultimi tempi, nell’arco di pochi mesi, all’atto di portarsi dentro casa, la donna è rimasta vittima di cadute ben tre volte, fortunatamente senza esiti molto pesanti, e però con contusioni, ammaccamenti e indolenzimenti, esiti che, in una persona anziana, non soltanto non si superano rapidamente sotto l’aspetto fisico, ma lasciano anche il segno nello spirito.
Per effetto dell’ultima disavventura, ieri, nel transitare accanto a casa sua, l’ho notata, insolitamente, un po’ abbattuta, lei ha risposto, è vero, al mio saluto con il classico “Ciao, professore!” (chiedo scusa, siffatto titolo, ovviamente non mi compete, sennonché, attribuirmelo, è oramai divenuto una sua mera abitudine fissa), ma l’ho sentita preoccupata per aver dovuto, addirittura, compiere una puntatina in ospedale.
Quindi, d’istinto il mio sguardo s’è abbassato in direzione degli scalini di cui dicevo prima, che, effettivamente, danno l’idea di un potenziale costante pericolo per l’amica, purtroppo abitante in quello scantinato.
“D’altronde – ha accennato con dignitoso ritegno Nunziata – se pensassi di spostarmi in una minuscola abitazione a piano terra in una stradina qui intorno, vicina al mio mondo che non vorrei lasciare, sarebbero quantomeno trecentocinquanta euro d’affitto al mese. Ma, se, a me, il Signore (alias l’Inps) dà una pensione intorno a quattrocento euro, come faccio?”.
Evidentemente viene da sé, la risposta: hai ragione, Nunziata, per ora non ti resta che stare con gli occhi spalancati e la mente sveglia quando fai su e già, per entrare e uscire da casa.
Questo, il quadretto casualmente colto dal comune osservatore di strada, con, al centro della scena, Nunziata, una figura, semplice e umile, che, però, non passa inosservata nella Perla del Salento.
Chissà che, alla situazione, non si riesca a imprimere un tocco di colore più roseo.

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