“IL COLERA A NAPOLI”, MOSTRA SPETTACOLO AL MUSEO DELLE ARTI SANITARIE

Una piece teatrale e una mostra documentaria per ricordare le terribili epidemie di colera che devastarono Napoli nell’Ottocento e in particolare quella che fece strage nel biennio 1884’85. Una pandemia provocata dalle disastrose condizioni igienico-sanitarie che ufficialmente ucciderà quasi ottomila persone solo in città (altrettanti in provincia) e che, come è noto, aprirà le porte a quella “Legge per il risanamento Napoli” che condurrà all’auspicato ma per alcuni versi inutile sventramento di diversi quartieri.

A ispirare l’appuntamento storico-culturale – che sarà ospitato sabato 31 gennaio nel complesso monumentale dell’ospedale degli Incurabili, a Napoli – è stato lo straordinario reportage scritto da Axel Munthe, che nei panni di giovane medico (si era laureato da poco) si precipitò a Napoli per aiutare la popolazione di nuovo colpita, e duramente, dal cosiddetto “morbo asiatico”. Il coraggioso dottore svedese si dedicò esclusivamente al popolino trascorrendo giorni e notti nei bassi e nei fondaci, sfidando il serio rischio di contrarre l’infezione in mezzo a quei vicoli e a quelle stradine putride della città bassa dove l’epidemia non darà scampo e affrontando anche la rabbiosa diffidenza della plebe (temevano fosse una specie di untore) ad aiutarlo saranno una donna di nome Annarella e il boss della camorra don Salvatore Trapanese (al quale aveva guarito la figlioletta) che gli garantirà protezione e gli farà anche ritrovare l’amatissimo cane Puck smarrito nella bolgia.

Dal medico con la passione per la scrittura l’umanità sofferente delle “scarrafunere” – peraltro assai vicine e tuttavia distanti anni luce dai fasti dell’aristocrazia – sarà raccontata in una serie di reportage pubblicati dal giornale di Stoccolma (lo “Stockholms Dagblad”) tra la fine del 1884 e i primi mesi del 1885. Da quella corrispondenza nascerà il volume “Letters from mourning city”, tradotto in italiano nel 1910 dall’editore fiorentino Barbéra con l’efficace titolo “La città dolente”, quindi riproposto recentemente dalla casa editrice avellinese Mephite. E quelle vivide cronache dell’ “inviato” nelle mille trincee del colera napoletano hanno ispirato lo spettacolo “Una vita in lettere. Cronache da una città dolente”, scritto e interpretato da Mario Staiano e Marco Multari; con la collaborazione degli altri membri dell’associazione culturale Kaire Arte Capri.

Lo spettacolo – una sorta di breve racconto teatralizzato che andrà in scena sabato 31 gennaio agli “Incurabili” subito dopo l’apertura della mostra documentaria dedicata alla storia dell’epidemia – ripercorre infatti l’esperienza umana e professionale di Munthe, usando come spunto drammaturgico proprio l’incontro con il camorrista e riproponendo interi brani dei reportage giornalistici, nei quali non manca la denuncia delle autorità sulla reale portata della tragedia: “Le statistiche ufficiali non corrispondevano neanche alla metà del numero dei casi”, aveva scritto in una delle sue corrispondenze.

Munthe, come è noto, dopo l’epidemia deciderà di trasferirsi stabilmente ad Anacapri, dove sui resti di una dimora dell’imperatore Tiberio realizzerà la famosa Villa San Michele, oggi visitatissima fondazione-museo arricchita da un giardino che è considerato uno dei dieci più belli d’Europa.

L’idea è nata pensando alla particolare figura di Axel Munthe e alla sua attività letteraria – spiegano Marco Multari e Alessandra Ferraro (dell’associazione Kaire) – alla quale abbiamo dedicato negli anni scorsi già due appuntamenti teatrali, il primo ispirato al romanzo autobiografico ‘Storia di San Michele’, il secondo alla sua incredibile esperienza come medico volontario durante il colera del 1884, ma questa è la prima volta che viene rappresentato a Napoli e in una sede così suggestiva e coerente con i fatti: l’antico ospedale degli Incurabili”.

Prima della piece il professor Gennaro Rispoli, fondatore del Museo delle arti sanitarie, condurrà gli spettatori in una visita guidata alla spezieria-farmacia settecentesca e naturalmente illustrerà la mostra documentaria dedicata alla storia del colera a Napoli, organizzata nel Museo delle arti sanitari dai volontari dell’associazione “Il faro di Ippocrate”, un agile percorso espositivo composto da documenti (anche inediti), fotografie, stampe, libri e molti altri materiali relativi alla sanità di quel periodo e agli sforzi fatti negli ospedali napoletani per fronteggiare l’ennesima, devastante pandemia.

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