Energia elettrica dalle scorie di agrumi – Il Ministero premia Italplasma

Una impresa napoletana batte la Coca Cola per l’innovativo impianto sperimentale per l’utilizzo del cosiddetto “pastazzo” di agrumi da destinare alla produzione di energia elettrica mediante la “torcia al plasma”.

Il raggruppamento che vede schierate aziende quali la Sicil Lemon, Lantieri e la napoletana Italplasma, è stato preferito con una migliore valutazione rispetto a competitors di livello internazionali, come The Coca Cola Foundation, partner del Distretto Agrumi di Sicilia, nella graduatoria del Ministero dello Sviluppo Economico (Direzione generale per la Politica industriale e la competitività delle Pmi) relativa al bando per la ricerca e lo sviluppo di nel settore agroindustriale della Sicilia Orientale, sul reimpiego sostenibile degli scarti provenienti dalla lavorazione industriale degli agrumi.

Il progetto, ammesso alle provvidenze finanziarie ex legge n. 147 del 27 dicembre 2013, ha trovato nella collaborazione fra l’Italplasma e il CNR-ICB di Catania e Messina la chiave della sua affermazione.

Infatti Italplasma, guidata dall’imprenditore napoletano Luciano Bardari, costruirà il dimostratore operativo, ovvero l’impianto pilota che impiegherà la tecnologia del plasma per lo smaltimento delle scorie della lavorazione industriale di agrumi, per riconvertirle in energia.

Italplasma, che si avvale di partner scientifici quali l’Università di Atlanta e il CNR, è “ business developer” esclusivo, di Westinghouse Plasma Corporation (gruppo AlterNRG) ed elabora e promuove progetti di qualsiasi dimensione per il trattamento e la valorizzazione di qualsiasi tipo di rifiuto e materiale post consumo in genere.

“A livello nazionale – spiega Giuseppe Nasto, chief engineer di Italplsma – l’industria di trasformazione degli agrumi utilizza annualmente circa 1.555.000 tonnellate (dati Istat 2006) che rappresentano circa il 42 per cento della produzione complessiva”.

Il residuo che si genera dalla spremitura industriale di arance e limoni è il “pastazzo” di agrumi, formato da scorze e polpa residue e rappresenta circa il 50-60 per cento del peso dei frutti lavorati. La produzione annua, che avviene esclusivamente nelle regioni del Sud Italia è pari a circa 465.000 tonnellate.

“Questo residuo – continua Nasto – non ha, ad oggi, una collocazione ben precisa in quanto non si è finora trovata una soluzione di recupero esente da inconvenienti ed economicamente interessante. Inoltre il costo di smaltimento è elevato e soprattutto rende le nostre aziende del settore meno competitive rispetto ad altri Paesi extraeuropei in cui lo smaltimento avviene in modo meno controllato”.

Tra gli aspetti salienti dello smaltimento con la tecnologia della torcia al plasma, la possibilità di smaltire quantità illimitate di pastazzo (anche subito a valle della spremitura degli agrumi, evitando il trasporto in altra sede) e con ingombri dell’impianto molto contenuti.

Attualmente il pastazzo viene utilizzato come pseudo fertilizzante in agricoltura, in minime quantità, come mangime per animali, additivo per alimentazione umana o compost (con un lentissimo processo di trasformazione). “Però nessuna di queste soluzioni – precisa Nasto – è stata sinora in grado di assorbire l’ingente quantitativo prodotto in Sicilia”.

La soluzione tecnologica proposta da Italplasma, attualmente in fase di brevettazione, rispetto alle soluzioni attualmente esistenti per lo smaltimento del pastazzo, comporta notevoli vantaggi economici, tali da costituire un elemento di reddito e non un costo aggiuntivo per lo smaltimento: l’impianto, infatti, produrrà energia elettrica e termica.

“L’ammissione a finanziamento di questo progetto – conclude Bardari – indica che l’impiego delle torce al plasma garantisce ampia flessibilità di impiego, un bassissimo impatto ambientale, la massimizzazione energetica ed il trattamento di qualsiasi tipo di rifiuto. Un segnale importante per l’utilizzo di questa tecnologia anche per lo smaltimento di rifiuti urbani e speciali, ecoballe e bonifica dei siti contaminati da sostanze nocive, quali l’amianto”.

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