ZAIA INAUGURA A MESTRE UNA APP PER NAVIGARE ALL’INTERNO DELL’OSPEDALE

“Nonostante i tagli nazionali già subiti, l‘ultimo di 412 milioni alle Regioni è dell’altro ieri, anche quest’anno investiremo 70 milioni di euro in nuove tecnologie sanitarie…Macchine moderne aiutano la prevenzione, la diagnosi e le successive cure e non vi rinunceremo. Così come non rinunciamo al cammino verso la completa digitalizzazione da mettere sempre più al servizio degli utenti. Oggi a Mestre ne abbiamo visto due esempi virtuosi”.

Lo ha detto il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, intervenendo oggi, all’ospedale all’Angelo di Mestre, alla presentazione di una nuova “App”, chiamata “My Hospital Serenissima”, che guida il cittadino attraverso i meandri del grande ospedale agendo esattamente come un navigatore satellitare di un’automobile; e all’inaugurazione di una Pet-Ct (Positron Emission Tomography – Computed Tomography) ad emissione di positroni, del valore di un milione 733 mila euro, collocata presso la medicina nucleare: il macchinario più avanzato esistente per la diagnosi dei tumori primitivi e delle metastasi.

Grazie alla App “My Hospital Serenissima”, che successivamente verrà attivata anche per l’Ospedale Civile di Venezia, l’utente si potrà addentrare all’interno dell’ospedale per raggiungere il punto desiderato (reparti, ambulatori, uffici, servizi, ecc.) esattamente come se si trovasse in una città sconosciuta e si facesse guidare dal navigatore.

Il sistema, in grado di funzionare anche in assenza di campo,  individua 350 punti d’interesse, e quindi 350 possibili destinazioni, all’interno della struttura, dialogando con 700 sensori collocati in altrettanti punti strategici e indica il percorso corretto passo dopo passo, oltre che le informazioni sugli orari dei servizi.

La Pet-Tc è davvero l’ultimo ritrovato della tecnologia in medicina nucleare: il percorso di diagnosi è infatti particolarmente complesso e approfondito. Al paziente viene iniettato un farmaco “tracciante” che, attraverso il sistema venoso, va a concentrarsi nelle cellule tumorali, che lo inglobano più velocemente delle altre. Il farmaco al glucosio radioattivo usato si ferma quindi proprio là dove si sta sviluppando la neoplasia, consentendo alla macchina di individuarlo e di segnalare contemporaneamente il tumore. Si tratta del primo macchinario di questo livello ad essere installato in Italia.

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