Telecamere sulla divisa per le prossime manifestazioni

 Il Viminale dà il via libera alla sperimentazione, a Roma e Milano, delle telecamere montate sulla divisa dei poliziotti che svolgono servizio di ordine pubblico. I 150 congegni saranno appuntati sul petto di altrettanti agenti per filmare quanto accade durante le manifestazioni, ma anche fuori e dentro gli stadi. Dopo le polemiche per quanto accaduto nel corso dei cortei e soprattutto allo stadio Olimpico in occasione della finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina, si decide di accelerare la procedura che consente l’utilizzo dei dispositivi per la registrazione. E non è escluso che il primo appuntamento possa essere quello di sabato prossimo nella capitale, quando sfileranno i movimenti che chiedono la tutela dei «beni comuni» e protestano contro le privatizzazioni. Il test durerà sei mesi. Se – come è accaduto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove è diminuito il numero degli scontri di piazza e degli episodi di violenza- darà risultati positivi, diventerà operativo per tutti.

L’organizzazione e gestione delle telecamere farà sì che le riprese coinvolgano almeno 1.500 uomini. Naturalmente il raggio d’azione sarà molto più ampio e in caso di situazioni critiche è previsto che il funzionario più vicino si posizioni in modo da documentare quanto sta accadendo con l’obbligo di riprendere che cosa fanno tutte le parti coinvolte e quindi anche con la possibilità che siano più telecamere a filmare la scena.

Al momento si è scelto di cominciare dalle due città dove maggiore è il numero dei cortei, ma è possibile che già prima della fine della sperimentazione si allunghi l’elenco. Anche perché l’idea è quella di partire con l’attività di ordine pubblico, ma poi coinvolgere altri reparti, primo fra tutti quello delle volanti in modo che gli agenti di ronda possano filmare gli interventi effettuati. Gli apparecchi hanno una tecnologia digitale e «riversano» il materiale in un server protetto che però dovrà essere messo a disposizione della magistratura in caso di incidenti o per l’accertamento di altri possibili reati sia da parte dei manifestanti sia dei poliziotti.

Era stato il Sap, uno dei maggiori sindacati di polizia, il primo a chiedere l’utilizzo delle telecamere. E per rafforzare la propria campagna ha distribuito ai poliziotti iscritti in Emilia Romagna «che svolgono lavoro di strada» circa ottocento «spy pen», dispositivi che consentono di avere immagini e voci di quanto succede durante il servizio. Un’iniziativa inizialmente guardata con diffidenza dai vertici del Dipartimento e adesso fatta propria con strumentazioni più sofisticate e soprattutto con una pianificazione mirata.

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