RIFORMA MADIA, SOPPRESSIONE CORPO FORESTALE

Il presidente della Corte Costituzionale ha deciso che, il prossimo 19 marzo, sarà discussa dinanzi alla Consulta la questione della legittimità della soppressione del Corpo Forestale dello Stato e dell’assorbimento del suo personale nell’Arma dei Carabinieri, cui è conseguita la loro forzata militarizzazione.

Lo rende noto l’avvocato Egidio Lizza, sannita del foro romano, che difende gli ex Forestali in questa vicenda.
Come noto, l’udienza molto attesa giunge dopo che la prima fissazione del 5 giugno 2018, a seguito del provvedimento del TAR Abruzzo, era slittata per l’intervento di una nuova ordinanza di rimessione, con la quale il TAR Veneto aveva condiviso i rilevanti profili di incostituzionalità della riforma Madia.
Una legge, dunque, che aveva disposto l’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri, militarizzandone il personale.

La libertà di autodeterminazione degli individui – dichiara l’avvocato Egidio Lizzaviolata con la riforma della pubblica amministrazione, inaugurata dalla legge Madia, deve prevalere su qualsiasi esigenza di riorganizzazione dell’amministrazione. La libertà di scegliere se essere civili o militari deve prevalere, come libertà fondamentale, su ogni altra necessità di riorganizzazione dello Stato. La soppressione di un Corpo ad alta specializzazione per la tutela dell’Ambiente, delle Foreste e dell’Agroalimentare, e la conseguente dispersione della sua specialità, è contraria ai principi di efficienza dell’azione amministrativa. Sono questi i temi su cui la Consulta è chiamata a decidere. L’auspicio – conclude – è che le attese e l’impegno profuso possano sortire il miglior risultato possibile, ovvero la cancellazione di una riforma insensata, inefficace e liberticida“.
La Corte Costituzionale era stata inizialmente investita della questione dal TAR Pescara con l’ordinanza 235 del 17 agosto 2017. Uno dei decreti attuativi della riforma della pubblica amministrazione, nota come legge Madia, aveva disposto la soppressione del Corpo Forestale, la divisione delle sue funzioni tra diverse amministrazioni dello Stato ed il transito obbligato degli ex Forestali nei Carabinieri, dei quali hanno assunto ex abrupto lo status di militare. Alcuni, anche se in minima parte, erano stati dislocati in altri Corpi ed Enti (Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali). Contro tale decisione si sono scagliati migliaia di ex membri del Corpo Forestale dello Stato, introducendo un contenzioso vasto e capillare davanti a tutti i tribunali amministrativi italiani.

Il primo tribunale che si era trovato a valutare nel merito le doglianze degli ex Forestali, dunque, aveva immediatamente trasmesso gli atti alla Consulta che, il 19 marzo, anche in seguito ai rilievi di incostituzionalità provenienti da altri giudici, dovrà valutare se la riforma sia contraria ai principi della Carta fondamentale. La magistratura ha ritenuto la riforma Madia contraria alla “libertà di autodeterminazione” degli appartenenti al Corpo Forestale, in mancanza della possibilità di esercitare una scelta pienamente libera e volontaria di divenire personale militare. E non solo.
Ha ritenuto che il Parlamento, nel delegare la riforma al Governo, sia intervenuto in modo troppo indefinito e generico, e che la scelta del Governo di militarizzare un Corpo di polizia ad ordinamento civile, sia in contrasto con la tradizione e l’evoluzione giuridica del nostro ordinamento, che è sempre andata verso una smilitarizzazione dei Corpi e delle loro funzioni.
Bisogna ricordare, infine, come la questione sia oggi al vaglio anche delle competenti autorità europee, ovvero del Comitato europeo dei diritti sociali, al quale si sono rivolti i sindacati degli ex Forestali che, sciolti in seguito alla riforma, si sono riuniti nella Federazione Rinascita Forestale e Ambientale.

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