Primo grande successo per Sara Coratella e la sua Lost in Traslation

Il 13 Aprile presso le Scuderie di Villa Favorita, ad Ercolano, si c’è stata la prima mostra fotografica di Sara Coratella. La sua prima mostra fotografica dal titolo “Lost in Translation” è stata un vero e proprio successo.

Sara, giovane fotografa napoletana di 19 anni ha vissuto il suo primo contatto con il pubblico ed è stato subito emozionante.

“Lost in Translation” è la sua prima mostra, una nuda e cruda storia d’amore, vissuta nella quotidianità di quattro mura, fatta di incomprensione e di continua ricerca di connessione tra i due protagonisti, lei, Sara, – la quale è solita posare per sé stessa e per altri fotografi – e Carlo Curti, studente di Farmacia nonché persona particolarmente vicina all’artista. Ciò che questi scatti vogliono raccontare, è lo scontro che avviene nell’incontro – fisico e mentale – tra due persone che si amano, ma che non riescono a tradurre in parole e gesti ciò che provano, perdendosi in un circolo vizioso e confuso senza via d’uscita. L’intero progetto è stato scattato in una sola giornata di shooting, tutto in luce naturale e con l’ausilio di telecomandini remoti e più treppiedi. Al trucco e alla pittura – vera protagonista degli scatti -ha collaborato invece Livia Dibenedetto, studentessa di Scenografia e amica di vecchia data della fotografa.

“Per me è stata un’esperienza a dir poco emozionate – ha dichiarato Sara Coratella – oltre che ovviamente piuttosto stressante. La mia giovane età e la conseguente mia inesperienza ha fatto sì che sottovalutassi diversi aspetti. A questo, poi, sicuramente non hanno giovato i miei impegni scolastici e l’evidente ansia da prestazione. Ma quando finalmente ho esposto, ed ho visto tutte quelle persone venute a vedermi, ho dimenticato tutto. Sono molto felice di come sia andata e devo dire che il feedback che ho ricevuto da ognuno di queste persone è stato più che positivo. Sono rimasti tutti colpiti dal tema trattato e da come io e Carlo siamo riusciti a trasmettere delle emozioni così difficili da raffigurare”.

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