POVERTÀ: REGIONE VENETO STANZIA 6 MLN DI EURO PER PROGETTI DI INCLUSIONE ATTIVA

Prende forma il piano regionale di contrasto alla povertà in Veneto. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore  al sociale Manuela Lanzarin, ha dato avvio alle prime misure previste nel piano triennale, approvato dal ministero a fine agosto:

prosecuzione ed estensione del reddito di inclusione attiva (Ria), avviato in via sperimentale in Veneto nel 2013; sostegni economici per far fronte al canone di locazione, o alla rata del mutuo o alle spese condominiali nei casi di grave incapienza; e un fondo per contrastare la povertà educativa, cioè i fenomeni di abbandono scolastico dei  minori a rischio povertà.

“Questa amministrazione ha messo nell’agenda delle priorità un nuovo approccio, coordinato negli interventi e capillare nel territorio, al tema ‘povertà’– dichiara l’assessore Lanzarin –  Il ‘pacchetto’ dei tre provvedimenti vale complessivamente quasi 6 milioni di euro per il biennio 2019-2020:  verranno gestiti dai Comuni, tramite i servizi sociali, sotto la regìa dei 21 ambiti territoriali (corrispondenti alle ex Ulss). I destinatari sono le persone in difficoltà socio-economica e le categorie più vulnerabili, come le famiglie monogenitoriali, le donne vittime di violenza, i giovani senza rete di sostegno. Il modello di sostegno è quello già rodato del Ria, il reddito di inclusione attiva: non un semplice assegno, niente aiuti economici a pioggia, ma progetti personalizzati di inclusione, rafforzamento delle competenze e delle relazioni, avviati e gestiti in collaborazione tra enti locali e terzo settore. L’obiettivo e costruire intorno alla persona o alla famiglia in difficoltà una rete di relazioni e di opportunità, in modo da offrire prospettive di crescita e di miglioramento della propria condizione”.

Il Ria veneto si affianca al Rei (il reddito di inclusione, assegno medio di 252 euro), misura unica nazionale in vigore dal 1° gennaio 2018 che ha una dote finanziaria di 13,2 milioni di euro per i nuclei familiari del Veneto con reddito familiare Isee inferiore a 6 mila euro. In totale, quindi, per le politiche di contrasto a povertà e indigenza il Veneto mette in campo oltre 19 milioni di euro.

In Veneto – secondo il Rapporto statistico 2018 della Regione – sono oltre 800 mila le persone a rischio povertà, pari al 17,9 per cento della popolazione complessiva, e oltre 240 mila (pari al 5 per cento della popolazione totale) versano in una condizione di grave deprivazione materiale. Il 6,7 per cento delle persone vive in famiglie dove il lavoro o non c’è o è occasionale e molto precario. L’8.7 per cento della popolazione, vale a dire 431 mila persone, vive in una casa inadeguata perché sovraffollata, angusta o con gravi carenze strutturali.  La forbice della disuguaglianza sociale si sta allargando: mentre il reddito della popolazione complessiva è cresciuto del 6,1%, il 40% più povero della popolazione ha visto diminuire il reddito familiare pro- capite del 2,8%. E i più svantaggiati, a differenza del decennio scorso, sono i giovani, in particolare i bambini: sono oltre 165 mila i bambini e i ragazzi veneti che vivono situazioni di deprivazione e sono a rischio di esclusione sociale, il 35 % in più rispetto al 2009.

Nel dettaglio, i provvedimenti varati dalla Giunta regionale mettono in campo tre diverse linee di finanziamento:

Estensione del Reddito di inclusione attiva. La Regione dà continuità ai progetti personalizzati di contrasto alla povertà stanziando per il biennio 3.675.000 euro per gli assegni di sostegno (importo massimo 350 euro al mese) o inserimento (fino ad un massimo di 800 euro) per sei mesi, rinnovabili. Il finanziamento sarà ripartito tra i 21 ambiti territoriali corrispondenti ai territori delle ex aziende ulss  in base al numero degli abitanti: a loro volta i distretti raccoglieranno le manifestazioni di interesse dei Comuni per progetti di contrasto alla povertà e di inclusione sociale. Gli assegni sono erogati dai Comuni  Hanno aderito all’iniziativa 232 Comuni, 85 in più rispetto alla precedente annualità) nell’ambito del progetto complessivo di presa in carico della persona o del nucleo familiare. Una quota del finanziamento (875 mila euro) è riservata a nuovi Comuni, per estendere il numero di amministrazioni che applicano questo modello di presa in carico. L’assegno di inserimento o sostegno è riservato a persone disoccupate o inoccupate, che aderiscono al progetto personalizzato di attivazione sociale. Avranno accesso prioritario gli invalidi civili, gli affetti da patologie croniche invalidanti, i disabili psico-fisici, le donne vittime di violenza, i minori in situazione di disagio sociale, persone emarginate  e soggetti vulnerabili. “Il Ria veneto pone l’accento sull’approccio attivo, il progetto di presa in carico dell’intero nucleo familiare attraverso interventi multidisciplinari, servizi di accompagnamento, opportunità di miglioramento di competenze e condizioni di vita -sottolinea l’assessore Lanzarin – come gli aiuti per far fronte alle spese per la casa e quelli per sostenere scolarità e formazione”.

Sostegno all’abitare. Il provvedimento di contrasto alla povertà mette in campo 1.800.000 euro per finanziare i Comuni che aderiranno al fondo di aiuto per sostenere singoli o famiglie in difficoltà nel pagare il canone di affitto o la rata del mutuo o le spese condominiali. L’importo massimo dell’assegno di sostegno sarà di 2500 euro l’anno. Vi potranno accedere i residenti (o immigrati in possesso del permesso di soggiorno) che aderiscono al progetto personalizzato di inclusione sociale e che non beneficiano di altre misure di sostegno per l’abitazione. La priorità sarà data a disoccupati, inoccupati, genitori soli con figli a carico, vittime della tratta, donne vittime di violenze,  giovani senza famiglia che escono da comunità pe minori o da progetti di affido, singoli che beneficiano del Rei (reddito minimo di inclusione). “Il nuovo fondo – evidenzia l’assessore – integrerà quello per la ‘morosità incolpevole’, che ha una capienza di 2,1 milioni di euro e ha la finalità di aiutare gli inquilini che non sono più in grado di affrontare il canone di affitto. Obiettivo delle due misure è evitare gli sfratti e la perdita di un tetto per le categorie più fragili”.

Contrasto alla povertà educativa. Le statistiche rivelano che ad essere più esposti al rischio povertà non sono gli anziani ma i più giovani. La povertà educativa, cioè la difficoltà nell’apprendere, sperimentare, poter far crescere capacità e talenti, è il primo vero fattore di indigenza. Il rischio di povertà ed esclusione  per bambini e ragazzi (under 18) in Italia è di 3,6 punti superiore a quello degli adulti, un distacco maggiore che in altri paesi europei. “Da qui la scelta di stanziare 500 mila euro per sostenere la frequenza scolastica e gli interventi di rete a sostegno della genitorialità – dichiara l’assessore Lanzarin – Gli interventi di contrasto alla povertà educativa saranno attivati dai Comuni. Vi potranno accedere le famiglie con bambini fino agli 11 anni di età, con reddito Isee fino a 6 mila euro e che aderiscono ai progetti sociali di inclusione e lavoro (Ria). Gli interventi di sostegno andranno a  finanziare doposcuola, centri estivi, anticipo e posticipo scolastico, attività sportive, laboratori culturali, ludoteche. Ci interessa arricchire la ‘dote familiare’ ed evitare il ciclo perverso della povertà, secondo cui i bambini che crescono in povertà hanno una maggior probabilità di essere poveri anche da adulti”.

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